Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


domenica 7 aprile 2019

Corno Piccolo del Gran Sasso con salita per il Canale Sivitilli e discesa per la Via del Canalone

"Un ascesa alpinistica dal sapore antico, seguendo le gesta del fondatore o meglio del Capo degli "Aquilotti del Gran Sasso", il Dott. Ernesto Sivitilli. Un'invernale svolta in un ambiente selvaggio e desolato, salendo per il canale che ora porta il suo nome."


Sedici Febbraio 2019
Partenza da Prati di Tivo (1450m) ore 8:04 
Rientro a Prati di Tivo ore 19:03 
Durata escursione 10h 59' (pause merenda di 21' sulla Prima Spalla del Corno Piccolo)
Tempo di marcia: 10h 38'
Lunghezza tragitto: 5,6 km circa
Grado di difficoltà: Ascesa per il Canale Sivitilli (PD+, 40°/45°, tratto a 50°/55°) - Discesa per la Via del Canalone (PD/PD+, 40°/45°)
Dislivello in salita: 1225m 
Dislivello in discesa: 1228m 
Vette raggiunte: 2585m Prima Spalla del Corno Piccolo del Gran Sasso, 2655m Corno Piccolo del Gran Sasso
Quota massima: 2655m Corno Piccolo del Gran Sasso
Gran Sasso su Wikipedia
Corno Piccolo su Wikipedia



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.






Percorso:
Partenza da Prati di Tivo (1450m) salendo lungo le piste da sci in direzione della prima Spalla del Corno Piccolo. Raggiunta la stazione dell'ultima seggiovia in direzione monte (ora dismessa), in prossimità di un casottino in legno, si prosegue risalendo i pendii sottostanti l'evidente "V" formata dai canali della Via del Canalone (a sinistra fronte salita) ed il Canale Sivitilli (a destra fronte salita). Alternativamente si può salire in cabinovia fino alla "Madonnina" e da lì percorrere il sentiero "Ventricini" fino all'imbocco del canale.
Raggiunto quest'ultimo si prende il canale sulla destra (Sivitilli) risalendolo con pendenze intorno ai 45°. Superata una strettoia si raggiunge una biforcazione: prendendo a destra si raggiunge direttamente la prima Spalla del Corno Piccolo (tratto a 55°, in caso di scarso innevamento passaggi su roccia); piegando a sinistra si esce con pendenze meno forti (pendenza intono ai 50°).
Arrivati sulla cresta sommitale nei pressi della prima Spalla (2585m), dove si incrocia la via Normale del Corno Piccolo, si raggiunge la vetta di quest'ultimo (2655m) seguendo la larga cresta fino alla croce, ben visibile. Per la discesa, una volta giunti nuovamente sulla prima Spalla,  ci si tiene pochi metri più a destra rispetto all'uscita del Canale Sivitilli procedendo, faccia a valle, con ampi tornanti in direzione del canale (Via del Canalone) che va pian piano delineandosi. 


Marcato in rosso il percorso seguito a destra (Canale Sivitilli) per la salita e a sinistra (Via del Canalone) per la discesa.

Quando la pendenza inizia ad essere nuovamente importante (intorno ai 45°) si disarrampica faccia a monte, cercando di rimanere sulla sinistra, evitando delle affioranti formazioni rocciose. Superato nuovamente il grosso sperone roccioso che separa la  Via del Canalone dal Canale Sivitilli ci si ricongiunge con il percorso seguito per la salita fino a Prati d Tivo.





Relazione:
La nostra ascesa prosegue, speditamente, a dispetto delle non buone condizioni della neve riusciamo a tenere un buon ritmo. 


Poco sopra l'ultimo impianto di risalita di Prati di Tivo, dove salire per arrivare all'imbocco del canale? Grazie della foto a Edoardo.

E' già da un po' che le nostre piccozze sono indispensabili per la prosecuzione del nostro cammino, precisamente abbiamo iniziato ad usarle subito dopo aver lasciato l'ultimo casottino in legno degli impianti sciistici di Prati di Tivo: lì c'eravamo legati in conserva corta e dopo un veloce spuntino avevamo aperto le danze... 


La pendenza è fin da subito accentuata. Grazie della foto ad Andrea.

Piccola parentesi storico-alpinistica

Da "Il Corno Piccolo" - Officine Grafiche Vecchioni - Aquila - Edizione del 1930 (VIII) - Pagine 55, 56 e 57 scritto dal Dott. Ernesto Sivitilli, Capo degli Aquilotti del Gran Sasso

"... chi sale dai Prati di Tivo può scegliere due strade; se è diretto al Camino di Mezzo prenda l'infossatura della destra orografica a lato di un colle erboso (Colle dell'Asino) e rivolgendosi su ottimo terreno a termine dell'infossatura piegare un po' a sinistra e approfittare dei canalini rocciosi sino a giungere alla depressione orizzontale che segna il confine tra la zona delle erbe e quella delle rocce. Se si è diretti invece alla Via Abbate-Acitelli o alla Via del Canalone prendere l'infossatura della sinistra orografica e nella sua parte intermedia, alla biforcazione, proseguire per il ramo della propria destra che in breve conduce agli attacchi.

Via Abbate Acitelli.

Ha comune l'attacco con la via del Canalone. E' essa stessa un canale. L'Abbate e altri relatori sono incorsi in errore parlando di congiunzione in alto dei due canali. Il solo punto di congiunzione è quello dell'attacco, svolgendosi di poi ognuno per proprio conto in linee affatto divergenti in modo da formare un magnifico V. L'attacco è dato dall'imbocco di un profondo canalone. Massi qua e là. Dopo pochi metri si ha la biforcazione; proseguire sulla propria sinistra. (...)

Via del Canalone

Imbocco comune col precedente del quale è più difficoltoso."



Itinerari della Parete Settentrionale del Corno Piccolo del Gran Sasso.  Immagine presa da "Il Corno Piccolo" - Officine Grafiche Vecchioni - Aquila - Edizione del 1930 (VIII) - Pagine 55, 56 e 57 scritto dal Dott. Ernesto Sivitilli, Capo degli Aquilotti del Gran Sasso. Immagine coperta da copyright, i diritti sono di proprietà degli autori.

Dopo aver letto le parole del Dott. Sivitilli ed averne osservato attentamente lo schizzo bisogna fare una precisazione riguardo la nomenclatura delle vie del Corno Piccolo del Gran Sasso d'Italia. Quando il nostro ed i suoi Aquilotti scorrazzavano per il Gran Sasso contribuendo alla sua esplorazione aprendo nuovi sentieri e percorsi, altri nomi erano già stati assegnati alle vie di cui parleremo in questa relazione. In dettaglio la via che oggi viene chiamata "Via del Canalone" era la "Via Abbate-Acitelli" mentre la via che oggi viene nominata come "Canale Sivitilli" era la "Via del Canalone". Ovviamente questo è stato fatto dopo la morte del Dott. Sivitilli in onore delle sue imprese alpinistiche sul Gran Sasso.


La prima spalla a sinistra e la vetta del Corno Piccolo al centro: il nostro percorso si svolgerà sempre in ombra. Grazie della foto a Edoardo.

Sfortunatamente non sono in possesso di una copia originale del libro sopracitato, bensì dell'edizione anastatica pubblicata nell'estate del 2013 dalla casa editrice Ricerche & Redazioni di Teramo, per la cura della storica Lina Ranalli. Come avrete capito dagli estratti ripresi in precedenza, questo volume rappresenta la prima guida alpinistica del Corno Piccolo del Gran Sasso, oltretutto scritta da una figura "leggendaria" della montagna teramana, Ernesto Sivitilli, Capo degli "Aquilotti del Gran Sasso".
"Queste modeste e brevi note – scrive Sivitilli nella sua introduzione al volume nel 1930 – frutto della mia lunga conoscenza ed amicizia col Gran Sasso in genere, vogliono essere solo un atto d’Amore e di Fede: d’amore per quel meraviglioso gioiello d’architettura naturale che è il Corno Piccolo – di fede per lo sviluppo dell’alpinismo su di esso. (…) Il Corno Piccolo, al pari di ogni altra vetta ha il facile e il difficile, ma più di tutte le altre vette ha un fascino – speciale, stregante – che spinge a tornarci dopo esserci stati una volta. (…) Alla forte Sezione Aquilana del C.A.I., editrice del lavoro, va poi la mia riconoscenza sentita e fraterna".

Inserisco qui di seguito il link alla pagina della casa editrice Ricerche & Redazioni di Teramo dove poter ordinare il volume:
ERNESTO SIVITILLI
IL CORNO PICCOLO 
Gruppo del Gran Sasso d'Italia
a cura di Lina Ranalli 

Per chi volesse saperne di più sugli "Aquilotti del Gran Sasso" tramite il link seguente al sito dell'Associazione Alpinisti del Gran Sasso è possibile scaricare un ottimo volumetto in pdf dove sono raccontate sinteticamente le loro imprese:
Gli Aquilotti del Gran Sasso

Riguardo la figura del Dott. Sivitilli, sempre dallo stesso sito è possibile scaricare una sua biografia:
Ernesto Sivitilli

P.S. Per non generare confusione nel proseguo di questa relazione verranno utilizzati i nomi attuali delle vie.

Chiusa parentesi storico-alpinistica

Poco sotto lo sperone roccioso, ovviamente saliamo verso destra in direzione del Canale Sivitilli. Grazie della foto a Edoardo.

Ora siamo nel bel mezzo dell'ascesa del Canale Sivitilli, sul Corno Piccolo del Gran Sasso, e l'avvicinamento come dicevo non è stato fra i più semplici: la pendenza è stata fin da subito molto accentuata e non c'è stato alcun momento di tregua. 


Andrea, primo di cordata, in arrampicata all'interno del Canale Sivitilli.

A dispetto del dislivello già superato non riusciamo a trovare un punto dove poter rifiatare in maniera confortevole. I nostri polpacci è già da un po' di tempo che reclamano e lo faranno fino a sera...
Andrea è davanti e prosegue stoicamente: rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca...
Pendenza media intono ai 45°, ne avremo per un'altra ora abbondante!
"Andrea, vuoi il cambio?
Tranquillo Giallu, per il momento non ci sono problemi!"
Siamo in perfetta solitudine, due cordate, quattro persone in tutto: in testa Andrea ed io, a seguire Edoardo e Diego. Amici di vecchie escursioni i primi due (vedi post del Monte Amaro dal rifugio Pomilio per i Tre Portoni - parzialmente Invernale), collega di corso al CAI l'ultimo.


All'interno del Canale Sivitilli, Prati di Tivo lontana sullo sfondo.

Iniziano a sorgere i primi dubbi: abbiamo anticipato troppo i tempi? Magari dovevamo aspettare ancora un po' prima di affrontare questo canale esposto a Nord per avere delle migliori condizioni della neve?
Intanto proseguiamo, poi si vedrà, meglio non pensarci, meglio affrontare una questione alla volta...
Ormai è assodato che potremo tirare il fiato non prima di aver raggiunto la prima spalla del Corno Piccolo ed è per questa ragione che i miei occhi si posano spesso sull'altimetro del mio GPS: cerco di far passare più tempo possibile tra una occhiata e l'altra ma la tentazione è troppo forte e mi ritrovo spesso ad enunciare ai miei compagni, in "ansia" quanto me, la quota che sembra non salire mai quanto vorremmo!
Il sole qui non arriva, siamo in ombra, però il freddo in questa fase sembra non infastidirci più di tanto: i nostri arti pompano, la "macchina" è calda e per il momento non invidio più di tanto le persone che vedo in lontananza a Prati di Tivo ora completamente baciata dal sole.
Questi fugaci pensieri riescono a distrarmi dal guardare l'altimetro, solo per pochi istanti però: dopo un po' infatti mi ritrovo nuovamente a leggere a voce alta la quota... rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca...
Una novità giunge però a rompere questa consolidata monotonia, dopo aver superato una strettoia il canale si dirama in due: l'altimetro mi conferma che siamo a meno di una cinquantina di metri di dislivello dal luogo dove potremmo finalmente proseguire con le sole gambe.

Da "Il Corno Piccolo" - Officine Grafiche Vecchioni - Aquila - Edizione del 1930 (VIII) - Pagina 57 scritto dal Dott. Ernesto Sivitilli, Capo degli Aquilotti del Gran Sasso

"... dopo di che il canalone subisce due inflessioni che si possono tenere entrambe: quella di destra è data da un canalino ripido che sbocca proprio dove ha inizio la curva della gobba della cresta Ovest, l'altra più facile, obliqua a sinistra e dopo poco si annulla sulla parte libera della parete."

Neanche a farlo apposta (oppure si...) teniamo la destra, preparandoci ad affrontare l'acme di questa ascesa, dove la pendenza raggiungerà i 55° abbondanti!
Non chiedo più ad Andrea se vuole il cambio, è stato in testa per tutto il canale ed è giusto che porti a termine lui quanto iniziato ormai parecchie ore fa: sono piccole grandi soddisfazioni anche queste.
Intanto la luminosità aumenta e ciò, a dispetto dei passaggi che non sono proprio agevoli a causa della neve molle su questo tratto divenuto di misto, ci fornisce la forza ed il coraggio necessari per proseguire.
Anche volendo qui non c'è alcun modo per fare sicura, le pietre scaldate dal sole rendono la neve inconsistente ed è per mezzo di alcune prese su roccia se riusciamo a superare, tenendoci sulla sinistra, questo tratto. 
Ormai è fatta, solo pochi metri ci separano dalla prima Spalla del Corno Piccolo del Gran Sasso, alla ragguardevole quota di 2585m, che raggiungiamo quasi gattonando!


A pochi passi dalla prima Spalla! Grazie della foto ad Andrea.

Lo scenario è mutato completamente e dai colori freddi della penombra siamo passati a quelli di tonalità più calda gentilmente offerti dal sole: non ero mai stato qui in condizioni invernali ed il panorama che ci circonda è difficile da descrivere con le parole.


La vetta del Corno Piccolo (2655m) vista dalla prima Spalla.

A parte noi e un paio di sci-alpinisti, che hanno seguito la nostra traccia, non c'è anima viva, qui non c'è l'affollamento tipico della più facile ed accessibile Vetta Occidentale del Corno Grande: è un privilegio per noi essere qua a contemplare questo spettacolo!


Panoramica video dalla prima Spalla del Corno Piccolo (2585m).

Finalmente possiamo rifiatare e ricaricarci di energia, ne abbiamo proprio bisogno!
Raggiungere la vetta del Corno Piccolo, dopo quanto affrontato, è quasi una formalità che possiamo disbrigare con tutta calma, questo è il momento in cui dobbiamo raccogliere i frutti degli sforzi sin qui sostenuti per raggiungere questo luogo.

In primo piano i segni che indicano la Via Normale al Corno Piccolo sulla prima Spalla. Sullo sfondo l'imponente cresta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso. Grazie della foto a Edoardo.

Intanto il tempo passa, ora troppo velocemente, prima, durante l'ascesa, troppo lentamente.
Dopo esserci slegati quasi svogliatamente ripristiniamo la catena di sicurezza e con tutta calma ci dirigiamo verso la vetta del Corno Piccolo.
Come dicevo i passaggi sono molto semplici ed i pochi minuti raggiungiamo la croce di vetta: Corno Piccolo in condizioni invernali, la nostra prima volta! 


Corno Piccolo, 2655m! Che te ridi!? Grazie della foto ad Andrea.

Selfie di vetta! Da sinistra, in senso orario, Andrea, Gianluca, Diego ed Edoardo. Grazie della foto ad Andrea.

Complici le fantastiche condizioni meteorologiche il nostro sguardo spazia in ogni dove ed in particolare mi soffermo ad osservare il rifugio "Franchetti", distante poco più di un centinaio di metri sotto di noi.
Quasi aggrappato sopra uno sperone roccioso che domina il vallone delle Cornacchie fra le pareti del Corno Grande e del Corno Piccolo del Gran Sasso, il rifugio è pronto ad accogliere i rari ed esperti visitatori di questo periodo (è aperto solo il suo locale invernale), ma più che altro sembra essere in attesa della fine di questo strano inverno.


Il rifugio "Franchetti" (2433m).

Mi volto verso la vetta Occidentale del Corno Grande, forse le condizioni della neve per l'ascesa lì sarebbero state migliori essendo la maggior parte delle vie esposte a Sud: ormai siamo qui, inutile pensare ad altro, conviene iniziare a concentrarsi sull'imminente discesa.


Dalla vetta del Corno Piccolo guardando verso Nord-Ovest il Pizzo Intermesoli si staglia in tutta la sua bellezza (vetta Settentrionale 2483m, vetta Meridionale (2635m); più in basso, al centro, il Picco Pio XI (2282m); sullo sfondo il Monte Corvo (vetta principale 2623m, vetta Occidentale 2533m).

Il Corno Grande del Gran Sasso, da sinistra verso destra: Vetta Orientale (2903m), Vetta Centrale (2893m), Torrione Cambi (2875m), Vetta Occidentale (2912m).

A tal proposito non riesco ad essere tranquillo, lo sforzo sinora sostenuto è stato intenso ma ho ancora considerevoli riserve di energia, quello che mi preoccupa però sono le condizioni del canale che percorreremo in discesa ossia la cosiddetta Via del Canalone.


Diego ed Edoardo mentre scendono dalla vetta del Corno Piccolo. In primo piano il Picco Pio XI (2282m), sullo sfondo parte della vetta Settentrionale del Pizzo Intermesoli (2483m) ed il Monte Corvo (vetta principale 2623m, vetta Occidentale 2533m).

Dovrebbe essere meno pendente rispetto al Canale Sivitilli percorso in salita ma se le condizioni della neve sono le medesime non ci sarà da stare allegri, specie se bisognerà scendere faccia a monte.
Poco prima di raggiungere la prima spalla del Corno Piccolo svoltiamo a destra, iniziando a scendere per l'ampio pendio che sovrasta il canale per il quale scenderemo: dopo questi bei momenti trascorsi riscaldati e confortati dal calore sole è tempo di ritornare nuovamente nell'oscurità...
All'inizio la pendenza non è eccessiva e questo ci permette di proseguire faccia a valle disegnando degli ampi tornanti ma la nostra euforia termina in breve tempo: quando l'ampio pendio inizia a restringersi divenendo un canale accentua la sua pendenza che si va ad assestare  intorno ai 40°-45°ed è qui che inizia il nostro lungo "calvario".
Siamo nel primo pomeriggio e benché sia pieno inverno è stata una giornata mite, ne consegue che troviamo della neve in condizioni ancora peggiori di quelle della mattina sul Canale Sivitilli. La tenuta è sempre al limite ed ogni gesto deve essere sempre ben misurato: rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca... con la differenza non proprio banale che ora stiamo scendendo!


Io ed Andrea disarrampicando lungo la Via del Canalone: ne avremo per un bel po'! Grazie della foto a Edoardo.

La nostra discesa prosegue, lentamente ma prosegue finché non giungiamo, all'incirca a metà del canale, in un punto in cui la roccia si scopre...

Da "Il Corno Piccolo" - Officine Grafiche Vecchioni - Aquila - Edizione del 1930 (VIII) - Pagina 56 scritto dal Dott. Ernesto Sivitilli, Capo degli Aquilotti del Gran Sasso

"Nel tratto inferiore e verso la metà del canale è consigliabile uscire su parete sinistra per evitare i difficili sbarramenti. Nella parte superiore in genere si può proseguire sempre sul fondo, superando facilmente qualche salto, sino a uscire in alto su parete libera."

Diego ed Edoardo, che sono avanti, ci avvertono delle mutate condizioni; dall'alto io e Andrea urliamo loro di compiere un piccolo traverso sulla sinistra dove ci sembra si torni alla normalità, ossia neve e non misto.
Continuiamo a scendere raggiungendo i nostri compagni che, superati questi affioramenti rocciosi traversando effettivamente sulla sinistra, stanno riprendendo la discesa.
Superato anche da parte nostra questo tratto di traverso continuiamo con la nostra disarrampicata: in alcuni punti provo a scendere faccia a valle ma ancora non ci siamo, la pendenza è ancora troppo elevata.
Intanto il tempo scorre e la luce inizia a calare, sempre di più, mentre la nostra quota sembra rimanere sempre la medesima.
Lo sforzo fisico inizia a farsi sentire, Andrea inizia a patire il freddo ad un piede, il ritmo che riusciamo a tenere però non cambia: più accelero e più l'aderenza diviene precaria. A sfavore mio e di Andrea gioca la nostra stazza fisica, al contrario Diego ed Edoardo, essendo più leggeri, riescono ad essere più veloci ed è così che piano piano iniziano ad allungare su di noi...rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca...
Dopo tre ore di lunga disarrampicata raggiungiamo l'imbocco del canale ma la musica non cambia, Diego ed Edoardo avanti a noi ormai di un paio di centinaia di metri abbondanti sono ancora faccia a monte...
Ancora non è finita...
...rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca...
Ogni tanto mi volto verso Prato di Tivo, ancora lontana da noi, e a differenza di stamattina invidio immensamente i pochi sciatori rimasti che stanno svolgendo la loro ultima sciata della giornata...
...rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca, rampone, rampone, picca, picca...
Finalmente la tortura ha termine e raggiungiamo un punto in cui possiamo proseguire faccia a valle. I muscoli e le articolazioni gemono ma manca ancora parecchio per arrivare alle nostre auto quindi stringiamo i denti ed andiamo avanti.



Dai Andrea, siamo quasi alla fine!

Il sole intanto sta calando dietro le montagne ad occidente regalandoci degli scorci incredibili e ovviamente noi ogni tanto ci fermiamo per ammirare cotanta bellezza, oltre che per riprendere fiato. 


Un tramonto fiabesco! Grazie della foto ad Andrea.

Come mi accade spesso in queste circostanze riesco a pescare ancora qualcosa nella mia riserva di energia, sia fisica che mentale, e, grazie a questo, riesco a mantenere un buon ritmo individuando altresì un percorso migliore rispetto a quello della salita che ci farà risparmiare distanza, punti ripidi (non voglio più procedere faccia a monte!) e quindi fatica!


La luna è sorta già da un po'.

Nei pressi del già citato casottino in legno raggiungiamo i nostri compagni, qui finalmente possiamo riporre le corde e le piccozze nei nostri zaini: la parte difficile della nostra avventura è conclusa! Dopo una breve pausa ci rimettiamo in marcia alla luce delle nostre frontali, procedendo lungo il bordo delle piste da sci che ci accompagneranno dove tutto è iniziato stamattina.


Il Corno Piccolo in versione notturna, senza cavalletto questo è il massimo che sono riuscito ad ottenere.

Giunti alle nostre auto possiamo finalmente staccare la spina. E' stata una bella quanto spossante esperienza, il Corno Piccolo del Gran Sasso in inverno non è per nulla facile da raggiungere: come si evince dai dati a dispetto di una breve distanza percorsa, meno di 6 chilometri fra andata e ritorno, il dislivello è stato considerevole con i suoi 1200 metri abbondanti; aggiungiamo anche che la neve non era nelle migliori condizioni ed i giochi sono fatti.
La prossima volta, perché ce ne sarà sicuramente un'altra, saliremo in tarda primavera, magari per il Canale di Mezzo stavolta, per la discesa però opteremo per la più facile Via Normale oppure per la Via "Danesi" con una obbligatoria tappa al rifugio "Franchetti"!


Galleria foto e video in preparazione.


domenica 10 marzo 2019

Monte San Vicino per la Direttissima Nord Invernale

"Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo."
(Albert Camus)


Sedici Dicembre 2018
Partenza da "Pian dell'Elmo" (942m) ore 7:05 
Rientro a "Pian dell'Elmo" ore 10:34 
Durata escursione 3h 29' (pausa merenda di 12' poco sotto la vetta del Monte San Vicino)
Tempo di marcia: 3h 17'
Lunghezza tragitto: 6,7 km circa
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 526m 
Dislivello in discesa: 531m 
Vette raggiunte: 1480m Monte San Vicino
Monte San Vicino su Wikipedia





Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.





Percorso:
Partenza da Pian dell'Elmo (942m) seguendo la strada SP90 Frontale-Pian dell'Elmo in direzione Matelica. Dopo poche centinaia di metri si entra nel bosco sulla destra prendendo il sentiero n.173 (tabella con segnavia, segni bianco-rossi) che prosegue in leggera salita fino ad intercettare nuovamente la strada provinciale sopracitata. Si continua nuovamente in direzione Matelica (verso destra fronte marcia) e dopo poche decine di metri si svolta a sinistra, abbandonando la strada, prendendo il sentiero 173D (tabella con segnavia, segni bianco-rossi).
Il sentiero prosegue costantemente in salita in mezzo ad una faggeta in direzione Est per poi svoltare verso Ovest quando il bosco si dirada.
Dopo questo breve tratto scoperto si rientra nella vegetazione raggiungendo un bivio con segnavia: proseguendo sulla sinistra, direzione Sud (sentiero 173D), si continua lungo la via Normale; a destra, direzione Ovest (sentiero 173C), si segue la via Direttissima.
Continuando sulla destra il sentiero prosegue lungamente costeggiando il versante Nord del Monte San Vicino per poi puntare repentinamente verso Sud al diradarsi della vegetazione. Il percorso prosegue ripido con secchi tornanti (segni bianco-rossi sulle rocce, dove non coperti dalla neve) fino alla vetta del Monte San Vicino (1480m).
Si prosegue in direzione Sud seguendo il sentiero 112A (segni bianco-rossi) che con un'ampia "Z" (passando nuovamente per una faggeta) conduce sulla strada SP90 Frontale-Pian dell'Elmo sulla quale si continua (proseguendo verso destra) fino ad intercettare nuovamente il bivio con il sentiero 173C (sulla sinistra) che conduce al punto di partenza. 



Relazione:
Si prospetta una bellissima giornata di fine Autunno, il meteo, dopo la forte nevicata di ieri, dovrebbe essere soleggiato: perché non approfittare di queste condizioni?
"Mirko, sono quasi vent'anni che non saliamo più insieme sulla vetta del Monte San Vicino per la direttissima in condizioni invernali, che ne dici?"
Ad onor del vero ero salito nuovamente sulla vetta di questa montagna in pieno inverno il 31 Gennaio 2015 (vedi post del Monte San Vicino da Poggio San Romualdo Invernaleperò il percorso era stato ben diverso (partenza da Poggio San Romualdo ed ascesa/discesa per il versante Sud) e Mirko non era presente.
La risposta è stata ovviamente positiva ed è per questo che poco prima del sorgere del sole siamo già a Pian dell'Elmo pronti per questa avventura che ricalcherà in tutto e per tutto quella svolta ormai tanto tempo fa.

Pian dell'Elmo.

I nostri zaini sono carichi di tutto il materiale per proseguire qualsiasi siano le condizioni che troveremo: ramponi, piccozza, imbrago, spezzone di corda, viti da ghiaccio ecc.. Non è che stiamo un pochino esagerando? Quella volta indossavamo le sole ghette (oggi solo Mirko le indossa, io no!) e ricordo che nel punto più ripido della "Direttissima Nord" per agevolare la nostra ascesa avevamo utilizzato dei bastoni raccolti in mezzo al bosco...
La sicurezza al primo posto, meglio avere qualcosa nello zaino e non usarlo che non averlo!
Ancora non è passata anima viva e siamo i primi a calpestare questo candido manto che ricopre tutto quanto: speriamo questa sia la prima di una lunga serie di nevicate!
La nostra marcia inizia seguendo la strada provinciale SP90 Frontale-Pian dell'Elmo, chiusa al traffico nel periodo invernale, in direzione Matelica: un ottimo riscaldamento! Dopo poche centinaia di metri però, in prossimità di un bivio con segnavia, ci inoltriamo nel bosco di faggi alla nostra destra seguendo il sentiero della Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito n.173: ecco, adesso siamo entrati in un mondo fiabesco.

Buongiorno!

Gli alberi hanno i rami carichi di neve colorata di rosa dalla delicata luce dell'aurora, i nostri passi sono ovattati e per rispettare il silenzio che ci avvolge condividiamo il nostro stupore parlando sottovoce: sono attimi indescrivibili...
Intanto i nostri scarponi affondano, fin sopra la caviglia, abbiamo portato tutto tranne che le ciaspole che sarebbero state veramente utili in questi frangenti!
La neve è fresca e non oppone la minima resistenza, speriamo nei punti più ripidi tenga un po' di più!
Dopo pochi minuti, superato un bivio e preso il sentiero 173C, ci ritroviamo nuovamente sulla strada SP90 che dopo un lungo giro si ricongiunge con il nostro percorso: cosa di pochi metri, fortunatamente giungiamo nei pressi di una tabella con segnavia sulla destra e ci inoltriamo nuovamente nel bosco seguendo il sentiero n.173D.

Il breve tratto da percorrere lungo la SP90 poco prima del bivio con il sentiero 173D.

Intanto il chiarore aumenta sempre di più così come la nostra andatura: non vogliamo in alcun modo perderci l'alba nel punto in cui i faggi si diradano e lasciano spaziare lo sguardo da Est a Sud!
Nessuno è ancora passato per questo sentiero e tracciare è una bella fatica specie con questa neve, e, dispetto della bassa temperatura (siamo intorno ai -4°C), inizio a sentir caldo.
Il sentiero si inerpica sempre più e nel momento in cui vorremmo rifiatare spuntiamo fuori dal bosco...

In mezzo ai faggi, la neve sui rami che si colora delle prime luci dell'alba... panorama fiabesco.

Non aggiungo altro, le mie parole non sarebbero sufficienti a descrivere cotanta bellezza, meglio lasciare voce alle immagini...

Un'occhiata verso il Mare Adriatico.

"C’è solo qualcosa di bello nel camminare sulla neve che nessun altro ha calpestato. Ti fa credere che sei speciale, anche se sai che non lo sei."
(Carol Rifka Brunt)


Dopo aver continuato verso Est lungo il limitare del bosco, il sentiero piega bruscamente verso destra immergendosi nuovamente nella vegetazione.

Il sole inizia a far capolino colorando tutto di arancione...

Dopo pochi minuti raggiungiamo il bivio con il sentiero n.173C dove continuiamo alla nostra destra in direzione Ovest, seguendo le indicazioni per la "Via Direttissima".

Si svolta a destra, sentiero 173C, la Direttissima Nord del Monte San Vicino.

La nostra avanzata prosegue costante, così come la salita, finché, giunti nei pressi di uno slargo, notiamo che i segni bianco-rossi che ci hanno accompagnato finora non proseguono più sugli alberi davanti a noi: è giunto il momento di iniziare a salire lungo l'erto pendio che ci si para d'innanzi.

In questo punto si esce dal bosco e la pendenza inizia ad essere ragguardevole. Niente ramponi però, la neve è troppo inconsistente, non servirebbero a nulla!

Si parte in quarta, la pendenza è fin da subito sostenuta, si affonda fin sopra le ginocchia e la neve, come previsto non tiene: iniziamo ad usare la piccozza!
Dopo essere saliti di una cinquantina di metri di dislivello tramite alcuni tornanti facciamo il punto della situazione: ovviamente si prosegue (non c'era alcun dubbio a riguardo!) senza indossare i ramponi che sarebbero perfettamente inutili in queste condizioni, proprio come l'ultima volta che siamo saliti per questa via.

"Facciamo il punto della situazione."

L'obiettivo adesso è quello di raggiungere la fascia di vegetazione posta sotto la vetta del Monte San Vicino dove la progressione potrà avvenire in maggior sicurezza, per fare questo però dobbiamo superare una ripido costone roccioso posto poche decine di metri sopra di noi.
Qui si concentrano forse tutte le difficoltà dell'intera ascesa, come dicevo la neve offre scarsa tenuta e la pendenza è sostenuta: "Guarda Mirko, sul masso davanti a noi c'è un segno bianco-rosso!"
Si, non volendo stiamo seguendo il percorso estivo e questo pungolo non fa che stimolarci ulteriormente: dove salire però? A destra oppure a sinistra rispetto al masso?
Optiamo per la seconda scelta, pendenza considerevole ma costante su fondo erboso a scapito di un breve tratto rettilineo con risalita molto accentuata su roccia.

Qui la pendenza raggiunge il suo acme: sullo sfondo, completamente imbiancato, si vede la parte Settentrionale dell'Appennino Umbro-Marchigiano dove risaltano il Monte Cucco ed il Monte Catria.

Passo dopo passo la nostra progressione continua fin poco sotto la fascia di vegetazione "taggata" in precedenza dove possiamo rifiatare e ammirare la galaverna che si è formata a questa quota: alcune formazioni sono incredibili!

Di nuovo al limitare del bosco, dopo aver superato il punto dei più ostico del percorso: sullo sfondo le colline marchigiane che degradano verso il Mare Adriatico.

Galaverna.

Trovato un varco fra i rami carichi di neve ci addentriamo dentro al bosco e proprio mentre stiamo per uscirne vediamo apparire la croce di vetta vicina come con mai.

Tra i rami ricolmi di neve si intravede la croce di vetta.

La pendenza è ancora accentuata e andando a memoria non ricordavo un tratto del genere sotto la vetta: come scopriremo in seguito ci siamo tenuti troppo a Est rispetto al sentiero estivo, i giochi però sono fatti e di traversare verso destra non se ne parla, si tira dritto per dritto!

Dritto per dritto!

E così avviene, un passo dopo l'altro, una scivolata dopo l'altra, cercando il falasco sotto il manto nevoso che offre una maggior tenuta.
I nostri sforzi vengono premiati e dopo pochi minuti siamo al cospetto della grande croce di vetta che caratterizza questa cima: "Mirko, vai avanti, voglio scattarti una foto in controluce come feci quella volta!"

"Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo."
(Albert Camus)
A pochi passi dalla croce di vetta del Monte San Vicino, 16 Dicembre 2018.


E' bello provare questa sensazione di dejavù, mi riporta ad un passato così vicino (sembra ieri) ma allo stesso tempo lontano!

A pochi passi dalla croce di vetta del Monte San Vicino, 5 Gennaio 2002.

Le foto dalla vetta si sprecano, a differenza di poco meno di venti anni fa abbiamo la possibilità di fare scatti praticamente all'infinito!
Vorremmo concederci una piccola pausa ma decidiamo di proseguire ed effettuare un break una volta rientrati nel bosco più a valle: le temperature si mantengono basse ed il sostenuto vento da Nord ci consiglia di scendere di quota!

Un'occhiata al GPS e poi via!

Proseguiamo in maniera pressoché rettilinea in direzione Sud (sentiero del Parco n.112A, segni bianco-rossi) per alcune centinaia di metri raggiungendone il punto di massima pendenza: qui di solito si svolta bruscamente verso destra entrando in una piccola macchia che precede il bosco vero e proprio.


Si rientra dentro al bosco e poi break!

Ecco il luogo dove possiamo rifiatare al riparo dal vento e riscaldati dal tepore del sole!
Anche qui, come in precedenza poco dopo il bivio con il sentiero per la direttissima, non posso fare a meno di notare le numerose impronte di animali che solcano il manto nevoso: ho usato questo termine perché la creatura che le ha lasciate è tutt'altro che leggera!

Cosa sto guardando?

Ma quanti cinghiali ci sono?
La pausa che ci concediamo è di brevissima durata e dopo pochi minuti siamo nuovamente in marcia percorrendo un lungo traverso in discesa su tratto scoperto che ci offre scenari meravigliosi!

Lungo il traverso, panoramica sull'Appennino Umbro-Marchigiano. 

La nevicata è arrivata ben al di sotto di quota mille metri e tutte le vallate sottostanti sono tinte di un bianco candido che si intona alla perfezione con il periodo natalizio nel quale stiamo entrando.

La piccola macchia dove ci siamo rifocillati.

Raggiunto ed oltrepassato nuovamente il bosco scendiamo dritto per dritto in direzione della SP90 Frontale-Pian dell'Elmo che già vedevamo da un po' dall'alto, continuando in direzione Pian dell'Elmo stavolta: anche se la nostra marcia adesso si svolge sopra una strada il manto nevoso è così consistente da lasciarci credere il contrario...

Ultimo tratto in mezzo al bosco.

Grazie Monte San Vicino per questa splendida mattinata!

Il Monte San Vicino visto poco prima di giungere alla Fraz. Frontale.





Galleria fotografica



Pian dell'Elmo, uno sguardo in direzione Sud-Est.


Pian dell'Elmo, uno sguardo in direzione Nord-Est.


Buongiorno!


Il breve tratto da percorrere lungo la SP90 poco prima del bivio con il sentiero 173D.


Poco prima di sbucare fuori dalla faggeta.


In mezzo ai faggi, la neve sui rami che si colora delle prime luci dell'alba... panorama fiabesco.


Un'occhiata verso il Mare Adriatico.


Appena fuori dalla faggeta.


"C’è solo qualcosa di bello nel camminare sulla neve che nessun altro ha calpestato. Ti fa credere che sei speciale, anche se sai che non lo sei."
(Carol Rifka Brunt)

Il sole inizia a far capolino colorando tutto di arancione...


Si svolta a destra, sentiero 173C, la Direttissima Nord del Monte San Vicino.



In questo punto si esce dal bosco e la pendenza inizia ad essere ragguardevole. Niente ramponi però, la neve è troppo inconsistente, non servirebbero a nulla!


"Facciamo il punto della situazione."

Qui la pendenza raggiunge il suo acme: sullo sfondo, completamente imbiancato, si vede la parte Settentrionale dell'Appennino Umbro-Marchigiano dove risaltano il Monte Cucco ed il Monte Catria.

Di nuovo al limitare del bosco, dopo aver superato il punto dei più ostico del percorso: sullo sfondo le colline marchigiane che degradano verso il Mare Adriatico.


Galaverna.


Il MonteCipollara (1197m).


Tra i rami ricolmi di neve si intravede la croce di vetta.


Dritto per dritto!


"Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo."
(Albert Camus)
A pochi passi dalla croce di vetta del Monte San Vicino, 16 Dicembre 2018.


A pochi passi dalla croce di vetta del Monte San Vicino, 5 Gennaio 2002.


Poco sotto la vetta, 5 Gennaio 2002.

In vetta al Monte San Vicino! 


16 Dicembre 2018, un'occhiata al GPS e poi via! 


5 Gennaio 2002, niente zaino, niente GPS, niente di niente!


Fasi di discesa lungo il sentiero a Sud: il panorama è superbo e spazia dalla Majella, al Gran Sasso ed ai Sibillini.


La croce di vetta ed alcuni ponti radio.


La faggeta visibile in direzione Est.

Si rientra dentro al bosco e poi break!


Cosa sto guardando? 


Lungo il traverso, panoramica sull'Appennino Umbro-Marchigiano.


La piccola macchia dove ci siamo rifocillati.


Ultimo tratto in mezzo al bosco.


Il Monte San Vicino visto poco prima di giungere alla Fraz. Frontale.