Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


giovedì 16 giugno 2016

Lago di Pilato e "Laghetto" di Palazzo Borghese da Foce di Montemonaco

"La fioritura delle lenticchie non è ancora iniziata ma il paesaggio è meraviglioso ed il contrasto tra nuvole grigie, cielo azzurro, nuvole bianche in lontananza, il verde smeraldo dei piani e dei colli ed il verde macchiato dal giallo dei fiori di "Forca Viola" ha un che di talmente naturale e "scontato" che neanche sembra reale per la sua bellezza: da un momento all'altro mi aspetto di vedere planare dall'alto un bianco unicorno con le sue lunghe ali..."



Quattro Giugno 2016 
Partenza all'inizio del "Piano della Gardosa" poco dopo l'abitato di Foce di Montemonaco (945m) ore 6:32 
Rientro al parcheggio dell'area attrezzata prima dell'abitato di Foce di Montemonaco ore 15:04
Durata escursione: 8h32m 
Distanza percorsa: 20,1Km circa
Grado di difficoltà: EE
Quota max raggiunta: 2109m lungo il versante Ovest del "Monte Argentella"
Dislivello in salita: 1645m circa
Dislivello in discesa: 1628m circa
Monti Sibillini su Wikipedia
Lago di Pilato su Wikipedia
Palazzo Borghese su Wikipedia
Monte Argentella su Wikipedia


Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.


Percorso:
Partenza all'inizio del "Piano della Gardosa" poco dopo l'abitato di Foce di Montemonaco (945m) seguendo il sentiero del Parco n.151 (segnali bianco-rossi) fino al "Lago di Pilato"; una volta giunti al suo cospetto bisogna tornare indietro al bivio con il sentiero del Parco n.153 che sale sulla sinistra sotto i contrafforti rocciosi di "Cima dell'Osservatorio" e di "Quarto San Lorenzo". Dopo aver percorso questo lungo traverso ed alcuni ripidi tornanti   si giunge a "Forca Viola" dove ci si trova di fronte ad un quadrivio: alla sinistra, valle del "Lago di Pilato" alle spalle, si sale per "Quarto San Lorenzo" (sentiero non segnalato 2); di fronte si scende per la "Strada Imperiale" fino a "Capanna Ghezzi" (sentiero n.552) prima ed ai "Piani di Castelluccio" poi; di fronte, leggermente a destra, si costeggia il "Monte Argentella" ad Ovest per raggiungere la sella tra quest'ultimo e "Palazzo Borghese" (sentiero n.554); a destra si sale direttamente per prati fino alla vetta del "Monte Argentella" senza seguire una traccia ben definita (sempre il sentiero non segnalato 2). Il percorso prosegue a mezzacosta per il sentiero n.554, finché non si giunge nei pressi del "Casale Argentella" (2002m) dove la traccia devia leggermente verso Est ed inizia a salire con dei brevi tornanti fino alla sella posta tra il "Monte Argentella" e "Palazzo Borghese". Ivi giunti si risale leggermente per il sentiero n.558 che conduce alla vetta del "Monte Argentella" e si prende per il sentiero non segnalato n.5, che fiancheggia prima e sale sopra poi, una breve cresta che scende verso il "Piano delle Cavalle". Si scende per ghiaioni, roccette e prati raggiungendo un trivio: alla sinistra, per il sentiero non segnalato 5 si costeggia la base di "Palazzo Borghese"; di fronte, sempre per il sentiero non segnalato 5, si scende direttamente per prati al "laghetto"; alla destra, per il sentiero non segnalato 38, si scende lungo il "Piano delle Cavalle". Si prende il sentiero di sinistra, iniziando a tagliare il ripido pendio posto sotto il "Palazzo Borghese". Una volta usciti dalla grossa conca carsico-glaciale di "Palazzo Borghese" si risale sempre per il sentiero 5 fino a congiungersi con il sentiero n.154 che scende dalla sella posta tra il "Monte Porche" e "Palazzo Borghese" e che, passando per la "Fonte dell'Acero" prima e "Fonte Santa Maria" poi, conduce all'area attrezzata posta prima dell'abitato di "Foce di Montemonaco".




Relazione:
Sono le 6:09 di un bel Sabato mattina e mi trovo di fronte all'albergo "Guerrin Meschino" nei pressi della località Rocca di Montemonaco: stranamente sono in leggero anticipo e sto aspettando i compagni con i quali affronterò l'escursione odierna. Il meteo è incerto, per l'ora di pranzo è prevista pioggia, ma adesso splende un bel sole che speriamo si mantenga almeno per le prossime due-tre ore. Oggi saremo un gruppo inedito: parteciperà all'escursione Antonio, che già conoscete ("Laghetto" di Palazzo Borghese da Foce di Montemonaco) e che questa notte ha alloggiato in questo hotel e Lucia, un'amica conosciuta in rete, che sta arrivando da Macerata.
Visto che ancora sono da solo ne approfitto per spruzzare un po' di impermeabilizzante sugli scarponi e per respirare a pieni polmoni, godendomi questi istanti di piacevole solitudine. In pochi minuti siamo tutti presenti all'appello e dopo le presentazioni di rito siamo già in auto in direzione Foce di Montemonaco: la logistica è stata studiata in base al percorso e quindi lasceremo un'automobile nei pressi del parcheggio dell'area attrezzata che si trova sulla destra, poco prima dell'abitato di Foce (questo per non percorrere al ritorno un noiosissimo tratto su strada asfaltata), mentre l'altra la parcheggeremo all'inizio del piano della "Gardosa", dove inizierà la nostra escursione. L'idea è quella di compiere un percorso ad anello toccando il famosissimo "Lago di Pilato" (si saranno uniti i due laghetti?) e quello meno noto ma altrettanto ameno che si trova alle pendici del "Palazzo Borghese" (speriamo non si sia già completamente prosciugato!): il giro dei laghi! C'è molto entusiasmo, complice anche il fatto che il cielo è terso e di un bellissimo azzurro a dispetto delle cattive previsioni meteo: grazie a questo stato d'animo riusciamo a percorrere velocissimamente il piano della "Gardosa" seguendo il sentiero n.151 (bolli bianco-rossi) che da Foce di Montemonaco ci accompagnerà direttamente ai Laghi poi terminando lì il suo percorso.
Tra una chiacchiera e l'altra già siamo all'attacco delle "Svolte", la "pettata" più importante del percorso, ma anche qui niente da segnalare: siamo troppo presi da tutto quello che ci circonda, dal raccontare le nostre esperienze ed aneddoti che lo sforzo fisico passa magicamente in secondo piano. 


Dalle "Svolte" vista sullo "Scoglio del Miracolo".

In poco tempo raggiungiamo la valle del Lago e qui siamo di fronte ad una delle numerose sorprese che avremo durante il corso di questa escursione: leggermente in ritardo è arrivata la primavera anche qui e la vista che ci si para di fronte ha del meraviglioso. Ero stato qui nell'Aprile scorso (Lago di Pilato da Foce di Montemonaco Invernale) ed il paesaggio era completamente diverso: complice la neve ed il colore grigio plumbeo del cielo si aveva l'impressione di essere stati catapultati su una delle Valli del "Mare Imbrium", sulla Luna, invece ora siamo immersi in una vera e propria esplosione di colori, odori, rumori; tutti i sensi sono eccitati!


All'interno della Valle del "Lago di Pilato" è arrivata la primavera.

Per i miei compagni poi l'emozione è ancora maggiore perché non percorrevano questo sentiero da anni. Raggiungiamo la "Fonte Matta", che purtroppo è già asciutta: racconto come fosse nel pieno del suo splendore quando passai qui la volta scorsa da solo, e ricordo anche la via percorsa, fuori sentiero, per evitare il lungo traverso sulla neve e quindi la noiosa operazione dell'indossare i ramponi.


Il "Pizzo del Diavolo" e "Cima dell'Osservatorio" dal sentiero n.151.

No, oggi non è come le altre volte, non c'è la solita frenesia, i connotati del nostro peregrinare per monti cambiano e diventano, almeno da parte mia, quelli di una piacevole gita. La concentrazione che tengo non è quella solita perché qui non ci sono incognite e/o patemi per quello che affronteremo: conosco bene il percorso, non ci sono difficoltà alpinistiche con le quali confrontarsi lungo la via ed il tempo, "magicamente", è ancora bellissimo. Abbiamo anche un piacevole diversivo quando, sull'ultima salita prima di raggiungere il lago, incontriamo un nevaio da cui sgorga della limpidissima acqua.


Ancora pochi metri e ci siamo!

Non sono neanche le 9:00 di mattina e già siamo al cospetto del "Lago di Pilato": si, ho usato il singolare perché grazie al disgelo si è alzato il livello delle acque riempendo così il canale di collegamento tra i due bacini, formando così un unico invaso.


Il "Lago di Pilato".

Non c'è anima viva, siamo i primi (le alzatacce servono a qualcosa!) e non c'è una nuvola (rimarco su questa cosa proprio perché inaspettata): i miei compagni sono sbalorditi da cotanta bellezza, accresciuta anche dal senso di solitudine ed estraniazione. 


"Cima del Lago" ed il "Pizzo del Diavolo" parzialmente riflessi su queste limpidissime acque.

Facciamo una piccola pausa con annesso spuntino, ma io come un bambino salto a destra e a sinistra e scatto fotografie a raffica: riuscirò a fissare nel tempo la bellezza di questi momenti?


Per questa immagine le parole sono superflue: dico solo che la montagna riflessa sul lago è "Cima del Lago".

Diciamo che in piccola parte ci sono riuscito, le immagini poi parlano da sole... 

Il "Pizzo del Diavolo".


Il "Gran Gendarme".

Panoramica dalla riva del lago.

Arriviamo già ai primi saluti, Antonio proseguirà la sua avventura per conto proprio, salendo fino alla "Sella delle Ciaule" e poi scendendo fino a "Forca di Presta" prima e "Forca Canapine" poi. 


Vista sul lago salendo verso la "Sella delle Ciaule". Grazie della fotografia ad Antonio.

Ci ha regalato questa bella immagine scattata salendo lungo la morena detritica posta alle pendici del "Monte Vettore" e mi ha poi raccontato delle difficoltà che avuto nel risalire un traverso per un nevaio posto lungo i ripidi prati prima della "Sella delle Ciaule": prima dell'escursione mi aveva confidato di questa sua preoccupazione che poi alla luce dei fatti è risultata concreta. 
Comunque tutto è filato liscio ed è questo alla fine quello che conta: superare gli ostacoli accresce la soddisfazione che si ottiene quando poi al termine si raggiunge l'obiettivo prefissato.
Io e Lucia torniamo sui nostri passi, ridiscendiamo per il nevaio e poco dopo prendiamo il sentiero che inizia a salire alla nostra sinistra costeggiando le pendici di "Cima dell'Osservatorio" prima e "Quarto San Lorenzo" poi (il sentiero è il n.153). Ci stiamo dirigendo verso "Forca Viola" e le condizioni sono completamente diverse da quelle che avevo trovato l'inverno scorso (Palazzo Borghese, Monte Argentella, Forca Viola, Lago di Pilato, Cima del Lago, Punta di Prato Pulito, Cima del Redentore, Cima dell'Osservatorio, Quarto San Lorenzo Invernale): la marcia, in leggera salita, procede spedita e c'è tempo e voglia di soffermarsi su quanto la natura ci sta offrendo.


Il "Monte Vettore" dal sentiero n.153.

I panorami ed i colori infatti sono mutevoli, il fattore comune inalterato: lo splendido contrasto tra il blu del cielo ed il verde dei prati ha dell'incredibile ed è un qualcosa di cui possiamo godere solo per un periodo limitato; infatti con il caldo che arriverà i colori tenderanno sempre di più verso una tonalità calda, ma in fondo è questo il bello del susseguirsi delle stagioni, del variare del tempo, del mutare delle cose... è questa la vita!


"Foce di Montemonaco".

Piccola parentesi.
Di solito alla fine dei miei post, fino a qualche tempo fa, aggiungevo la parola "Enjoy!", che ora ho deciso di non utilizzare. Come mai? Facendola breve tutto è legato al ritornello di una vecchia canzone degli Wham! che faceva "Enjoy What You do!", ossia "Divertiti in ciò che fai!". Mi piaceva e mi piace tuttora questo concetto ed ecco la ragione per la quale scrivevo sempre "Enjoy" alla fine dei miei post pubblicati sui Social Network: è una specie di esortazione all'essere felici, a gioire di quello che la natura ci offre. Mi è stato fatto notare però che questo da noi, in Italia, "suona" in questa maniera, ma in UK e negli altri paesi anglofoni, invece suona come se dicessi "Voi popolo di m...a, godete almeno di questo che pubblico per voi!". La cosa sotto questa nuova luce non è che mi piaccia più di tanto, perché può dare un'idea di ciò che pubblico completamente diversa e magari dare l'impressione che me la "stia tirando" (cosa assolutamente non veritiera!) e visto che la platea delle persone che leggono i miei post è variegata e non solo italiana, ho deciso così di non utilizzare più la parola "Enjoy!", che da questo momento non troverete più alla fine dei miei post. La cosa però non finisce qui e troverò di sicuro un termine che non dia un'impressione sbagliata dei concetti che voglio esprimere. Dovrò trovare qualcos'altro ...
Chiusa parentesi.

Il lungo traverso è giunto al termine ed ora siamo proprio sotto gli ultimi secchi tornanti che ci condurranno a "Forca Viola": "Dai Lucia, manca davvero poco, un'ultimo sforzo e ci siamo!". Non posso che parlare bene di lei, finora è stata una compagna di viaggio ideale e a differenza di tanti "machi" con i quali ho avuto a che fare, mai un lamento, mai la frase: "Quanto manca?"; da guerriera indomabile è stata sempre dietro al mio passo senza mai lamentarsi. Diciamo che io, lei, voi che state leggendo queste righe, abbiamo la stessa malattia, la stessa dipendenza: la Montagna!
Notiamo che sopra di noi c'è del movimento e giunti a "Forca Viola" questo si concretizza con la vista di alcune persone che stanno salendo verso "Quarto San Lorenzo" per i suoi lunghi tornanti prima ed un lungo traverso poi: un bel gruppetto nutrito e variegato, visto che non ci sono solo persone ma anche dei cavalli... e mi fermo qui, rabbrividisco al solo pensiero di questi animali lungo la cresta del Redentore, mi auguro che per la loro incolumità si fermino prima.


Panoramica sui "Piani" da "Forca Viola".

Terminata l'ascesa rimaniamo estasiati dal panorama che abbiamo di fronte: ora il nostro sguardo non è più confinato nella valle del "Lago di Pilato", ma può spingersi oltre, a Ovest, lungo i "Piani di Castelluccio".


"Una splendida tavolozza di colori..."

La fioritura delle lenticchie non è ancora iniziata ma il paesaggio è meraviglioso ed il contrasto tra nuvole grigie, cielo azzurro, nuvole bianche in lontananza, il verde smeraldo dei piani e dei colli ed il verde macchiato dal giallo dei fiori di "Forca Viola" ha un che di talmente naturale e "scontato" che neanche sembra reale per la sua bellezza: da un momento all'altro mi aspetto di vedere planare dall'alto un bianco unicorno con le sue lunghe ali (amo il fantasy, che ci posso fare?).


"... con le ombre delle nuvole che giocano mosse dal vento."

Una piccola pausa per rifiatare e scattare alcune fotografie e siamo di nuovo in marcia: "finalmente" il tempo sta peggiorando come previsto e dei grossi nuvoloni neri iniziano a coprire tutte le montagne che fanno da anfiteatro naturale al "Lago di Pilato".


A Sud-Est le condizioni meteo iniziano a peggiorare.

Vedrò il "laghetto" di "Palazzo Borghese" sotto la pioggia come la volta scorsa ("Laghetto" di Palazzo Borghese da Foce di Montemonaco)? Sinceramente non ne ho voglia, una volta basta no?
Siamo di fronte ad un quadrivio: alla mia sinistra, valle del "Lago di Pilato" alle spalle, si sale per "Quarto San Lorenzo" (sentiero non segnalato 2); di fronte si scende per la "Strada Imperiale" fino a "Capanna Ghezzi" (sentiero n.552) prima ed ai "Piani di Castelluccio" poi; di fronte, leggermente a destra, si costeggia il "Monte Argentella" ad Ovest per raggiungere la sella tra quest'ultimo e "Palazzo Borghese" (sentiero n.554); a destra si sale direttamente per prati fino alla vetta del "Monte Argentella" senza seguire una traccia ben definita (sempre il sentiero non segnalato 2). "Lucia, andiamo in vetta?". Siamo saliti entrambi recentemente su questa cima, no, non ne vale la pena, specie ora che il tempo sta peggiorando sul serio. Iniziamo a salire così per il sentiero n.554 : il nostro obiettivo per il breve termine è quello di raggiungere il "Casale Argentella" (2002m), dove faremo un'altra piccola sosta.


Un'ultima occhiata a questi splendidi colori.

Il pendio che stiamo "tagliando" è abbastanza ripido ed ogni tanto si incontrano alcuni brevi ghiaioni dove bisogna alzare il livello di concentrazione: questa è la massima difficoltà che abbiamo incontrato per raggiungere il "Casale Argentella".


Il casale "Argentella".

Come dicevo poc'anzi una piccola sosta e di nuovo in marcia: il sentiero ora devia leggermente verso Est ed inizia a salire con dei brevi tornanti. La meta è ben visibile, sono i bolli bianco-rossi che a volte è difficile identificare, ma questo non ostacola minimamente il nostro cammino. Poco prima di giungere sulla sella posta tra il "Monte Argentella" e "Palazzo Borghese" incontriamo un nevaio, ma la neve è talmente molle che quasi neanche ce ne accorgiamo. 


Sulla sella tra il "Monte Argentella" e "Palazzo Borghese": sullo sfondo il "Monte Porche" o "Monte Bellavista".

Per raggiungere il "laghetto" abbiamo più vie e guarda caso quella che offre dei panorami più belli è quella meno segnalata e più difficile da individuare. 


In avanscoperta, alla ricerca dell'attacco del sentiero non segnalato 5.

Vado in avanscoperta, salendo per il sentiero n.558 che conduce alla vetta del "Monte Argentella" e trovo la via, che fiancheggia prima e sale sopra poi, una breve cresta che scende verso il "Piano delle Cavalle": vedo anche il "laghetto", o meglio quello che ne rimane, perché la sua superficie si è ridotta di un buon 80%. 


Il "Laghetto" si è quasi prosciugato del tutto.

Bene, questo fuga gli ultimi dubbi: non scenderemo direttamente sulla conca dove è posto il "laghetto", ma la fiancheggeremo tagliando la costa più in alto, passando proprio sotto le rocce dei bastioni dolomitici del "Palazzo Borghese". Il sentiero come dicevo è non segnalato ed è il numero 5 ed in queste prime fasi la discesa avviene lungo ghiaioni, roccette e prati: solo su questi ultimi ogni tanto appare una parvenza di traccia. Superato un piccolo nevaio, dove Lucia decide per qualche istante di ritornare bambina improvvisando una bella scivolata (potevo pensarci anche io, chi me l'ha fatto fatto fare di procedere controllando passo passo, mica c'erano pericoli...), però la pista diventa più marcata e raggiungiamo quindi una bellissima terrazza naturale dove si può ammirare questo bel panorama.


Il "Pizzo di Palazzo Borghese", sullo sfondo il "Monte Porche".

Piccola parentesi.
Facciamo un salto indietro nel tempo di circa 1500-2000 anni. In quel periodo il principale mezzo di locomozione per la movimentazione delle merci era dato dagli animali da soma ed in tal senso gli abitanti della zona preferivano scavalcare le montagne nei punti di minor resistenza piuttosto che aggirarle tramite percorsi lunghi e tortuosi. La tradizione locale vuole che uno di questi percorsi era la cosiddetta "Strada Imperiale" che, salendo da Foce di Montemonaco lungo il "Canale" (sentiero più ripido ma di lunghezza minore rispetto a quello che passa per la faggeta della "Frondosa"), arrivava di fronte al Palazzo Borghese volgendo poi a sinistra verso il "Monte Argentella". Il percorso proseguiva (e prosegue tuttora) scendendo fino a "Capanna Ghezzi" dove poi si divideva in due direzioni: la prima (a destra spalle a monte) verso il romitorio di San Lorenzo e poi per la Valle del fiume "Nera"; la seconda verso il "Pian Perduto" e la "Val Canatra" e, valicato il "Monte delle Rose", scendeva sui "Piani" di Castelluccio di Norcia in direzione della Valle del Tevere e quindi Roma.


Effettivamente l'impressione è quella di trovarsi di fronte i ruderi di un imponente castello.

Premetto subito che non ci sono informazioni certe riguardo l'origine del toponimo "Palazzo Borghese", una serie di indizi però possono fornircene una plausibile spiegazione. Innanzitutto pensando al percorso della "Strada Imperiale" ci si rende conto che già il nome porta subito alla mente ambienti romani; in secondo luogo, durante l'ascesa lungo il "Canale", quando si giunge sotto la parete Est del "Palazzo Borghese", il monte, con i suoi bastioni rocciosi, assume la forma di un grande ed imponente castello in rovina. 
Chiusa parentesi.
Scendendo ulteriormente raggiungiamo un trivio: alla sinistra, per il sentiero non segnalato 5, come dicevo prima, si costeggia la base di "Palazzo Borghese"; di fronte, sempre per il sentiero non segnalato 5, si scende direttamente per prati al "laghetto"; alla destra, per il sentiero non segnalato 38, si scende lungo il "Piano delle Cavalle".


Verso la base del "Palazzo Borghese" percorrendo il sentiero 5.

Senza indugi prendiamo il sentiero di sinistra, iniziando a tagliare il ripido pendio posto sotto il "Palazzo Borghese". E' uno spettacolo, rimaniamo meravigliati da quello che i nostri occhi riescono a vedere: man mano che si arriva sotto il più grande dei due speroni rocciosi, ci accorgiamo che questi cambia aspetto e si affila sempre più, fino a prendere la forma di una lama di un coltello. 


"Man mano che ci si avvicina le forme iniziano a mutare..."

Magari non vedremo il "laghetto" nel suo culmine come lo vidi la volta scorsa, ma vedere "Palazzo Borghese" da questa angolazione è un qualcosa di meraviglioso.


"... fino ad assumere la parvenza di una lama di un coltello."

Stiamo proprio percorrendo il bordo superiore della vasta conca carsico-glaciale sottostante e, a testimoniare la friabilità del calcare di cui sono composti questi bastioni, ogni tanto, lungo il percorso, attraversiamo dei grossi accumuli di detriti di falda. E' un ambiente austero, selvaggio ma al contempo maestoso e ricco di fascino.


Siamo quasi giunti al termine del percorso lungo il bordo della "conca".

Una volta usciti da questo grosso imbuto i nostri piedi iniziano a calpestare nuovamente i prati fioriti: ormai manca solo un breve tratto in salita, il percorso che compie il sentiero non segnalato 5 prima di congiungersi con il sentiero n.154 che scende dalla sella posta tra il "Monte Porche" e "Palazzo Borghese".


Fuori dall'imbuto, sui prati.

In pochi minuti raggiungiamo la fonte con la trocca e poco dopo scolliniamo: per la gioia di Lucia il percorso d'ora in poi sarà sempre in discesa.


Dalla fonte con trocca vista sulla conca carsico-glaciale di cui abbiamo percorso il bordo (il sentiero si vede chiaramente).

Raggiungiamo nell'ordine la "Fonte dell'Acero" (per la precisione ce ne sono due di aceri) e poi "Fonte Santa Maria" dove effettuiamo l'ultimo breve spuntino dell'escursione: ad essere onesti ultimamente (questo è dovuto anche alle numerose escursioni svolte in solitaria) sono diventato molto "spartano" e poco attento alle esigenze altrui; se fosse per me non farei mai alcuna sosta, facendo patire ai miei sfortunati compagni di viaggio la fame e la sete. No, no, così non va...


Peonie fiorite, sullo sfondo, a sinistra (dove si vedono gli alberi isolati), la "Fonte dell'Acero".

Memore dell'esperienza della volta scorsa (Quindici Maggio 2016 - Escursione al "Laghetto" di Palazzo Borghese), riesco subito ad individuare il sentiero che scende dentro il bosco della "Frondosa" e guarda guarda stavolta non c'è neanche il fango a farci compagnia nei lunghi tornanti della prima parte della discesa.
In poco tempo raggiungiamo la prima auto parcheggiata in mattinata nel piccolo parcheggio antistante l'area attrezzata poco prima dell'abitato di Foce di Montemonaco e saliti a bordo raggiungiamo in breve tempo la seconda che ci aspetta all'inizio del piano della "Gardosa".
I saluti con Lucia ed anche questa bella avventura volge al termine. Oggi non ci sono stati attimi in cui la parte destra del cervello ha preso il sopravvento per compensare l'eccessivo sforzo fisico: questo non vuol dire che è stata una passeggiata, sia per la distanza percorsa che per i dislivelli superati, però tutto, grazie anche ai miei compagni, è stato affrontato forse nella maniera migliore ossia senza la troppa frenesia che aveva contraddistinto le mie ultime escursioni. Perciò non mi resta che ringraziarvi, Antonio e Lucia: grazie per la compagnia, per la voglia di avventura e l'amore per la montagna che siete riusciti a trasmettermi nel poco tempo trascorso insieme e per quanto di bello condiviso. Alla prossima!

P.S. Poi non ha piovuto, neanche una goccia d'acqua, alla faccia delle cattive previsioni! E per l'ultima volta... Enjoy!




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Galleria fotografica

Superate le "Svolte", all'ingresso della Valle del Lago.


Contrasti: sullo sfondo il versante sud-orientale della "Sibilla".


Dalle "Svolte" vista sullo "Scoglio del Miracolo".


Il "Monte Sibilla".


All'interno della Valle del "Lago di Pilato" è arrivata la primavera.


Il "Pizzo del Diavolo".


"Zoomata" sul "Pizzo del Diavolo".


Il "Pizzo del Diavolo" e "Cima dell'Osservatorio" dal sentiero n.151.


Ancora una panoramica del "Pizzo del Diavolo".


Proprio sotto le pendici del "Pizzo del Diavolo", in prossimità del Lago.


Ancora pochi metri e ci siamo!


Il "Lago di Pilato".


"Cima del Lago" ed il "Pizzo del Diavolo" parzialmente riflessi su queste limpidissime acque.


Il "Pizzo del Diavolo".


Il "Gran Gendarme".


Il "Pizzo del Diavolo" riflesso sulle acque del lago.


Panoramica dalla riva del lago.

Per questa immagine le parole sono superflue tanta è la sua bellezza: dico solo che la montagna riflessa sul lago è "Cima del Lago".


In questo scatto, effettuato pochi secondi dopo il precedente, già si è persa la magia di quanto si vede sopra.


Vista sul lago salendo verso la "Sella delle Ciaule". Grazie della fotografia ad Antonio.


Il "Monte Torrone".


Il "Pizzo del Diavolo" dal sentiero n.153.


Il "Monte Vettore" dal sentiero n.153.


"Foce di Montemonaco" e la "Sibilla" dal sentiero n.153.


"Foce di Montemonaco".


Le formazioni rocciose dello "Scoglio del Miracolo".


Panoramica sui "Piani" da "Forca Viola".


"Una splendida tavolozza di colori..."


"... con le ombre delle nuvole che giocano mosse dal vento."


A Sud-Est le condizioni meteo iniziano a peggiorare.


Il casale "Argentella".


Un'ultima occhiata a questi splendidi colori.


Sulla sella tra il "Monte Argentella" e "Palazzo Borghese": sullo sfondo il "Monte Porche" o "Monte Bellavista".


In avanscoperta, alla ricerca dell'attacco del sentiero non segnalato 5.


Il "Laghetto" si è quasi prosciugato del tutto.


Fase di discesa.


Il "Pizzo di Palazzo Borghese", sullo sfondo il "Monte Porche".


L'evidente traccia che tra poco percorreremo.


Il "Pizzo di Palazzo Borghese" e quel che resta del "laghetto" in basso a destra.


Effettivamente l'impressione è quella di trovarsi di fronte i ruderi di un imponente castello.


Verso la base del "Palazzo Borghese" percorrendo il sentiero 5.


Il "Laghetto" si è quasi prosciugato del tutto.


"Man mano che ci si avvicina le forme iniziano a mutare..."

"... fino ad assumere la parvenza di una lama di un coltello."


Il sentiero 5 appena percorso.



Siamo quasi giunti al termine del percorso lungo il bordo della "conca".


Fuori dall'imbuto, sui prati.


Particolare del sentiero lungo il bordo della "conca".


Dalla fonte con trocca vista sulla conca carsico-glaciale di cui abbiamo percorso il bordo (il sentiero si vede chiaramente).


Dall'intersezione del sentiero non segnalato 5 ed il sentiero n.154, vista sul "canale".


Peonie fiorite, sullo sfondo, a sinistra (dove si vedono gli alberi isolati), la "Fonte dell'Acero".








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