Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


giovedì 12 gennaio 2017

Monte Priora dal Santuario della Madonna dell'Ambro risalendo la sua valle (versante Prato Porfidia) fino alla Forcella Angagnola, salita sul Pizzo Berro, ascesa al Monte Priora e discesa per la sua cresta di Nord-Est Invernale

"... questo profondo vincolo che ci lega a quanto di più antico e primordiale esista: la vastità degli spazi, l'immensità dei cieli che meglio si comprende più in alto si sale, i grandi silenzi... Questo forse ci fa comprendere l'esiguo valore delle piccole cose quotidiane per le quali a volte ci danniamo l'anima. Questa forse è l'essenza di tutto, un qualcosa che forse stiamo dimenticando...".



Quattro Dicembre 2016 
Partenza dal Santuario della Madonna dell'Ambro (682m) ore 6:39
Rientro al Santuario della Madonna dell'Ambro ore 15:30
Durata escursione 8h 51' (pause merenda di 16' al Casale Rinaldi e di 19' sulla forcella tra il Pizzo Berro ed il Monte Priora)
Tempo di marcia: 8h 16'
Lunghezza tragitto: 22,3km circa
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 2246m 
Dislivello in discesa: 2225m 
Vette raggiunte: 2259m Pizzo Berro (omino di pietre), 2332m Monte Priora (croce di ferro) 
Quota massima: 2332m Monte Priora
Monti Sibillini su Wikipedia
Madonna dell'Ambro su Wikipedia
Pizzo Berro su Wikipedia
Monte Priora su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.



Percorso:
Partenza dal Santuario della "Madonna dell'Ambro" (682m), si supera il ponte di legno sull'Ambro, si attraversa il prato antistante la riva e si segue il sentiero del Parco n.225 (bolli bianco-rossi) che sale in mezzo alla boscaglia. Si prosegue tenendosi sempre sulla sinistra fino a raggiungere, dopo un ampio tornante, un crocevia nei pressi della "Fonte Cupa" (951m): il sentiero n.225 qui termina lasciando posto al n.224 (bolli bianco-rossi) che, da Vetice, prosegue verso Ovest (alla destra) fino alle sorgenti del fiume Ambro. Si prosegue per questa pista in mezzo ad uno splendido bosco di faggi fino a raggiungere il bivio con il sentiero non segnalato n.20 che si inerpica sulla sinistra. Si continua sulla destra per il sentiero n.224 attraversando il "Prato Porfidia": si raggiunge e si supera la "Fonte dell'acqua Arva" (lungo il percorso ogni tanto si vedono i ruderi di alcuni vecchi casali) e da questo punto in poi il sentiero diventa tale ed abbandona i connotati di una carrareccia. Superato un grosso sperone calcareo posto poco prima dell'"Ara della Regina" (bisogna arrampicare e poi scendere per delle facili roccette) il sentiero scende leggermente fino a scomparire: si arriva al fondovalle andando ad intercettare  la carrareccia che dal "Casale Grascete" conduce fino al "Casale Rinaldi". Da quest'ultimo si segue il sentiero del Parco n.227 che conduce fino alla "Forcella Angagnola" (1924m) dove si prende sulla sinistra il sentiero non segnalato n.18  fino alla cresta del "Pizzo Berro": una volta giunti lì, al bivio, si prende il sentiero sulla destra (n.19 non segnalato) seguendo il filo di cresta fino alla vetta. Una volta in cima al "PIzzo Berro", con lo sguardo rivolto al "Monte Priora",  si scende per prati sulla sinistra rispetto alla ripida cresta per poi tagliare nuovamente a destra fino a raggiungere la sella tra il "Pizzo Berro" ed il "Monte Priora" (sentiero non segnalato n.19). Si prosegue in cresta fino alla vetta del "Pizzo della Regina" (altro nome della cima del "Monte Priora") e da qui si scende per la cresta di Nord-Est per il sentiero non segnalato n. 21 che conduce nuovamente fino al "Pizzo" (1769m). Si scende sulla sinistra per l'evidente traccia (sentiero non segnalato n.20) e dopo aver percorso una lunga "V" (nel secondo tratto si attraversa una zona di sfasciume) ci si ricongiunge con il sentiero del Parco n.224) che con il medesimo percorso dell'andata ci riconduce al punto di partenza.





Relazione:
Come la mia ultima avventura in solitaria (Monte Priora dal Santuario della Madonna dell'Ambro con salita per la cresta di Sud-Est e discesa per quella di Nord-Est) mi ritrovo di fronte al Santuario della "Madonna dell'Ambro": anche stamattina è presto e, complice l'approssimarsi del solstizio d'Inverno, le giornate sono sempre più corte con l'alba che tende a ritardare la sua venuta. Sto armeggiando con la mia frontale, la prima parte di percorso avverrà al buio, in mezzo al bosco del "Prato Porfidia", sono le 6:39 ed inizierà ad albeggiare non prima delle 7:21: in mezzo a questi alti faggi la tenue luce dell'aurora penetra con difficoltà mentre a me è necessaria specie in questo tratto dove le foglie cadute celano alla perfezione rami, sassi e radici.


In marcia, frontale accesa.

Il percorso che ho in mente di seguire inizia dal Santuario della "Madonna dell'Ambro", si arrampica per il versante Nord della Priora per il "Prato Porfidia", attraversa "l'Ara della Regina" fino alla sorgente del fiume "Ambro", prosegue poi fino al "Casale Rinaldi" salendo fino alla "Forcella Angagnola"; il tracciato prosegue poi in cresta fino alla vetta del "Pizzo Berro", ridiscende fino alla forcella tra quest'ultimo e la "Priora" e poi risale fino alla vetta del "Pizzo della Regina"... Ma non finisce qui, perché dopo inizia la lunga discesa per la cresta di Nord-Est della "Priora" culminante con il "Pizzo", ridiscende per il suo versante Nord fino a ricongiungersi con la parte iniziale del percorso. 
Era da parecchio tempo che pensavo a questo tragitto, a questo lungo anello che di solito si svolge in un paio di giorni facendo tappa al rifugio del "Fargno": bene, finalmente sono qui, pronto all'azione! Gli unici dubbi che ho riguardano la quantità di neve che troverò lungo il percorso, specie nei punti esposti a Nord, e quanto questo rallenterà la mia marcia. Ho con me però tutto il necessario per affrontare qualsiasi tipo di situazione (ghette, piccozza, ramponi, abiti di ricambio, tè caldo e cibo in abbondanza) e questo, insieme alla fiducia nei miei mezzi, mi portano in uno stato di assoluta tranquillità con la quale do il via a questa, viste le premesse, magnifica avventura.

Piccola parentesi "vestiaria".
In molti mi chiedono informazioni riguardo l'abbigliamento che indosso durante le mie escursioni, colgo l'occasione per fornire informazioni e consigli a riguardo. La regola che seguo è quella di vestire a "cipolla" ossia a strati, ed in particolare tre:
- il primo strato, quello a contatto con la pelle, è una maglietta tecnica (manica corta o manica lunga a seconda della stagione) traspirante e a rapida asciugatura di cui porto sempre un ricambio nello zaino (di solito non mi serve mai, non sudo eccessivamente);
- il secondo strato (la chiave della "cipolla") può essere di due tipi a seconda delle condizioni, un caldo pile quando fa freddo (sotto lo zero) oppure un "softshell" (tessuto sintetico antivento idrorepellente e traspirante);
- il terzo strato, chiamato anche "guscio", che è la "classica" giacca costituente lo strato più esterno, deve essere traspirante, antivento ed impermeabile. Ovviamente quest'ultimo capo può essere indossato o meno a seconda delle condizioni.
Questo per la parte superiore del corpo, per quella inferiore un paio di pantaloni tecnici traspiranti sono più che sufficienti: leggeri per escursioni estive, più pesanti in condizioni invernali.
Dietro a tutto questo c'è un "mondo" di materiali con diverse caratteristiche le quali si devono adattare al proprio corpo: a tal proposito la scelta degli strati è quanto mai personale e deve seguire le proprie peculiarità fisiche.
Nel mio caso, visto che non sono una persona freddolosa, i miei strati sono sempre abbastanza "leggeri": citando l'ascesa al Monte Bianco (vedi post del In vetta al tetto d'Europa, la traversata del Monte Bianco 4810m con salita per la "Via dei Trois Mont Blanc" e discesa per la "Via dell'Aiguille du Goûter") a dispetto di condizioni di vento forte con temperature molto al di sotto dello zero il mio abbigliamento era composto da una maglia tecnica con maniche lunghe (primo stato), un pile leggero (secondo strato) e per finire una  giacca in neoprene traspirante (terzo strato). Riguardo i marchi dei capi che utilizzo posso affermare che la qualità paga, eccome!
Bisogna dire però che anche i prezzi vanno di pari passo...
Chiusa parentesi "vestiaria".

Il sentiero che seguirò in questa prima parte di percorso ormai mi è noto e ultimamente l'ho percorso parecchie volte (vedi post Monte Priora dal Santuario della Madonna dell'Ambro con salita per la cresta di Sud-Est e discesa per quella di Nord-Est e Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale): è il numero 225 e lo seguirò fino al suo termine ossia al bivio con il numero 224 che arriva da "Vetice", nei pressi della "Fonte Cupa". Imprimo vigore al ritmo dei miei passi e, grazie anche alla pendenza abbastanza sostenuta del tracciato, riesco a "rompere il fiato" in pochi minuti.

Piccola parentesi scientifica.
Una frase che ho sempre sentito dalla mia infanzia fin dai tempi dei miei primi allenamenti di calcio è "Devi rompere il fiato" oppure, al contario, "Ancora non hai rotto il fiato?".
Cosa si intende esattamente però con questa espressione?
Scientificamente questo termine non ha alcun riscontro, praticamente invece significa dare una specie di "scossa" metabolica al nostro corpo durante la fase di riscaldamento, portandoci da una modalità di basso consumo ad una di maggiore impiego di energia. Per fare questo bisogna svolgere un adeguato riscaldamento e raggiungere un alto livello di concentrazione in modo da portare il nostro organismo al giusto equilibrio cardio-respiratorio; di solito il raggiungimento di questo "stato" è soggettivo e varia in base alle proprie caratteristiche psico-fisiche che, ovviamente, sono diverse da persona a persona: la sensazione che dopo si prova è quella di essere in grado di utilizzare maggiormente le proprie energie e di poter respirare più profondamente, questo perché è anche aumentata l'elasticità polmonare; in pratica si sente di poter marciare all'infinito... 
Questo non avviene all'improvviso (bisogna rispettare i tempi di avvio fisiologico del nostro corpo) ed il "motore" passa in modalità "Dynamic" solitamente dopo almeno un quarto d'ora dall'inizio dell'attività ad intensità sostenuta. Il bello è che dopo una pausa anche di mezz'ora l'effetto persiste proprio perché le cellule atte al trasporto dell'energia necessitano di tempo per tornare nello stato "Normal". 
Chiusa parentesi scientifica.

Ci sono, la vasca da bagno della "Fonte Cupa" appare alla mia sinistra, adesso sono sul sentiero n.224 ed il tracciato prosegue lungo la carrareccia che prosegue a Ovest, verso le sorgenti del fiume Ambro: è tempo di spegnere la frontale, la luce adesso è sufficiente ed i sentiero netto, privo di pericoli nascosti. 


Se lo hanno chiamato "Balzo Rosso" forse da questa immagine si capisce il perché...

La pista prosegue in leggera salita e poco prima del bivio con il sentiero non segnalato 20 inizia a comparire la prima neve: bella, dura peccato sia ancora poca! 


Panoramica video sul "Balzo Rosso" e la bassa "Valle dell'Ambro". 

Pian piano il tracciato va restringendosi ma i miei pensieri ora sono presi dalla magnifica alba che si sta levando e che con i suoi raggi sta toccando le pareti del "Balzo Rosso": una pausa è d'obbligo per immortalare questi momenti.


Il "Balzo Rosso".

Il percorso ora segue dei leggeri saliscendi e per la maggior parte del tempo la marcia avviene tra i faggi del "Prato Porfidia"; in breve tempo raggiungo la "Fonte dell'acqua Arva" (lungo il percorso ogni tanto si vedono i ruderi di alcuni vecchi casali) e da questo punto in poi, dico finalmente, il sentiero diventa tale ed abbandona i connotati di una carrareccia. 
Raggiungo il grosso sperone calcareo posto poco prima della "Ara della Regina" e una volta superato il suo acme (bisogna arrampicare e poi scendere per delle facili roccette) il mio sguardo può finalmente spaziare anche ad Ovest e noto che il cielo è perlopiù sereno e l'unica zone dove si addensano delle nuvole è quella compresa fra la "Forcella Angagnola" ed il "Monte Acuto": speriamo quando vi transiterò si siano dissolte...


Panoramica sull'alta "Valle dell'Ambro" dal grosso sperone calcareo.

Adesso il sentiero scende leggermente e d'un tratto non riesco più ad individuare alcun segno bianco-rosso: no, di tornare indietro non se ne parla, proseguirò andando verso Ovest e scendendo finché non intercetterò il sentiero del Parco n.226 che proviene da Est sull'altro lato della valle. Ad aiutarmi nell'orientamento vedo di fronte a me, a mezzacosta, la carrareccia che dal "Casale Grascete" conduce fino al "Casale Rinaldi": in un punto intermedio poco al di sotto della sede stradale i sentieri n.224 e n.226 confluiscono nel n.227 che mi condurrà fino alla "Forcella Angagnola". Supero senza neanche accorgermene la sorgente del fiume Ambro che si trova alla mia destra ed in poco tempo termino la fase di discesa: ora devo risalire di circa 350m di dislivello per raggiungere il "Casale Rinaldi" dove effettuerò la mia prima pausa con annesso spuntino. 


I contrafforti rocciosi della "Ara della Regina".

Qui nel fondovalle la temperatura è più bassa e la sensazione di freddo è accentuata dal vento sostenuto che mi arriva di fronte. La marcia non è agevole, il terreno è accidentato e lo strato di neve che lo ricopre e che tende ad uniformare tutto cela alla perfezione buche, sassi, rami... 


Marcia nel fondovalle.

Non vedo l'ora di uscirne...
La mia pazienza viene premiata quando raggiungo la carrareccia che in pochi minuti mi conduce al "Casale Rinaldi" (1602m). Giuntovi di fronte noto con piacere che è in ottimo stato: il sisma qui non ha prodotto alcun danno! 


Arrivo al "Casale Rinaldi".

Rincuorato da questa constatazione apro la porta posta alla mia destra (ce ne sono due) ed entro dentro: adesso si che si ragiona, il solo fatto di non avere più il vento addosso già è confortante. Mi tolgo lo zaino di dosso, ne estraggo il mio thermos e bevo del tè caldo con miele: ci voleva proprio!
Mangio della frutta secca ed alcuni biscotti e sono nuovamente pronto alla marcia. Prima però voglio dare una occhiata all'interno del casale entrando per l'altro ingresso perché questo vano è praticamente spoglio. Esco, richiudo la porta alle mie spalle, ed apro l'altra alla mia destra... Che bello, qui c'è un camino, un tavolo, alcune sedie ed è tutto tenuto benissimo: noto che c'è anche della legna da ardere pronta all'uso. Chissà chi si occupa di tutto ciò con tanto amore... Magari un certo Mauro? Si, certamente è opera sua!
E' in questi casi che la fiducia che ho nel genere umano raggiunge delle alte vette, mi auguro solo che prima o poi non arrivi un MDT (minchione di turno) a rovinare tutto...


Verso la "Forcella Angagnola", prima di essere inghiottito dalle nuvole, uno sguardo indietro, verso l'alta "Valle dell'Ambro".

Esco, richiudo la porta alle mie spalle e sono pronto a ricominciare la mia sfida con il vento e a breve anche con le nuvole che purtroppo non si sono diradate come speravo. Il percorso adesso avviene in un ambiente arido e senza vegetazione e la visibilità inizia a calare sempre di più: mi volto alla mia sinistra e vedo il bellissimo profilo della Priora baciato dai raggi del sole, speriamo le nuvole non arrivino anche lì!
Pian piano salgo di quota (per raggiungere la "Forcella Angagnola" devo salire ancora di circa 300m) finché non vengo completamente avvolto dalla nebbia: la visibilità adesso sarà si e no di venti, trenta metri, fortunatamente la traccia è sempre netta tra l'erba ed il pietrisco. Dopo un tempo indefinito raggiungo un omino di pietre, questo significa che non manca molto alla fine di questa parte di percorso, se non ricordo male proprio in questi prati ho bivaccato insieme agli altri ragazzi durante l'escursione in notturna dell'estate scorsa (Escursione "sotto le stelle" al Monte Priora).
Si, le mie supposizioni sono corrette, infatti dopo pochi minuti l'intensità del vento aumenta notevolmente e non vedo più terreno di fronte a me: finalmente sono giunto alla "Forcella Angagnola" (1924m). Di fronte a me dovrei vedere il "Monte Bove" ma la scarsa visibilità me lo impedisce, speriamo che salendo di quota le condizioni migliorino.
Bene, ora non mi resta che seguire l'evidente traccia che alla mia sinistra si inerpica sulle balze rocciose della cresta del "Pizzo Berro": compito non proprio facile perché in alcuni tratti sono presenti dei grossi mucchi di neve portata dal vento dove si affonda parecchio ed il sentiero a volte scompare grazie a questo manto bianco. 
Dopo pochi minuti in salita però noto che a terra è presente una serie di impronte, per la precisione una coppia e dai segni impressi sulla neve è evidente che chi mi ha preceduto nei giorni scorsi calzava dei ramponi... Ok, meglio non fasciarsi la testa prima di rompersela, proseguiamo e quando le condizioni lo richiedono magari toccherà indossarli, fine dei discorsi!
Il sentiero che ogni tanto si mostra è il non segnalato n.18 e si arrampica lungo il "Pizzo Berro" costeggiandolo sulla destra rispetto alla direzione di marcia, sopra la "Val di Panico" se si riuscisse a vedere qualcosa! Certo proseguire così non è piacevole, speriamo che nel frattempo le condizioni meteo non siano peggiorate e mi ritrovi  in questa situazione fino alla Priora...
E si continua a salire, ad essere sinceri inizio a sentire un po' di stanchezza, i dislivelli sinora affrontati sono già ragguardevoli ma le salite non finiscono certo qui!


Poco prima di sbucare dalle nuvole.

Intanto noto che qualcosa sta cambiando ed il cupo grigiore che ormai mi accompagna da parecchi minuti sta mutando in tonalità più calde; contemporaneamente la visibilità migliora notevolmente finché il disco del sole non mi appare davanti tra i lembi del tappeto di nuvole che sto attraversando.


Finalmente fuori dalle nuvole, verso la cresta del Berro.

E' bellissimo, sono appena emerso da un mare di nuvole, una sensazione indescrivibile...


Il "Monte Bove Sud" si inizia a mostrare tra gli ultimi lembi di nuvole.

Piccola parentesi musicale

I Feel You (Ti sento)

Musica e testo di Martin Lee Gore

I feel you
Your sun it shines
I feel you
Within my mind
You take me there
You take me where
The kingdom comes
You take me to
And lead me through
Babylon

This is the morning of our love
It's just the dawning of our love

I feel you
Your heart it sings
I feel you
The joy it brings
Where heaven waits
Those golden gates
And back again
You take me to
And lead me through
Oblivion

This is the morning of our love
It's just the dawning of our love

I feel you
Your precious soul
And I am whole
I feel you
Your rising sun
My kingdom comes

I feel you
Each move you make
I feel you
Each breath you take
Where angels sing
And spread their wings
My love's on high
You take me home
To glory's throne
By and by

This is the morning of our love
It's just the dawning of our love


Ti sento
Il tuo sole risplende
Ti sento
Dentro la mia mente
Mi porti là
Mi porti dove viene il regno
Mi porti 
E mi conduci attraverso
Babilonia

Questo è l'albore del nostro amore
E' solo l'alba del nostro amore

Ti sento
Il tuo cuore che canta
Ti sento
La gioia che porta
Dove il paradiso attende
Dietro quei cancelli dorati
E poi torniamo indietro
Mi porti verso
E mi conduci attraverso
L'oblio

Questo è l'albore del nostro amore
E' solo l'alba del nostro amore

Ti sento
La tua anima preziosa 
E io divento un tutto
Ti sento
Il tuo sole nascente
Viene il mio regno

Ti sento
Ogni movimento che fai
Ti sento
Ogni respiro che prendi
Dove gli angeli cantano 
E spiegano le loro ali
S libra alto il mio amore
Mi porti a casa
Al trono della gloria
Fra poco

Questo è l'albore del nostro amore
E' solo l'alba del nostro amore

Traccia 1 dell'album "Songs of Faith and Devotion" (1993) dei Depeche Mode

Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.


Il video ufficiale di "I feel You".

Inconsciamente sapevo che le nuvole sarebbero rimaste al loro posto e proprio il potente riff di chitarra che accompagna questo brano forse me lo anticipava già da qualche minuto... Cara vecchia sincronicità (vedi post Pizzo Berro per la Val di Panico Invernale), non sbagli mai un colpo, la scelta del motivo è proprio azzeccata!
E' il lontano 1992 ed i Depeche Mode dopo il successo planetario di "Violator" si ritrovano in studio (una villa di Madrid) per la registrazione di un nuovo album. Le aspettative sono altissime ma forse grazie a questo ed alla situazione che si è generata in seno alla band l'atmosfera non è tra le migliori ed il lavoro procede a rilento.
I brani sono lì, sono già stati scritti, ma gli arrangiamenti non riescono a venir fuori a causa delle forti tensioni tra i membri del gruppo: nel lasso di tempo tra il "Word Violation Tour" (fine 1990) e l'inizio delle registrazioni c'è chi è rimasto a vivere in Inghilterra ed è diventato padre, chi ha aperto attività commerciali, chi ha registrato un album solista e chi si è dato alle droghe in California emulando la grunge-mania che dilagava in quel periodo. Un cocktail esplosivo dal quale dopo circa un anno di travagliato lavoro (ci saranno pesanti conseguenze) è uscita questa piccola perla nera che rappresenta una sorta di unicità nel panorama discografico dei Depeche Mode.
Non sarebbero più arrivati a questi livelli di intensità, a questi contrasti, "Songs of Faith and Devotion" è una sorta di concept album dove si celebra l'incontro tra il loro background musicale elettronico, che finora ha contraddistinto il sound della band, con i ritmi e timbriche del rock e del blues.

Finalmente il sole!

E' un album di rottura, un obiettivo raggiunto e non più replicabile creato dai Depeche Mode alla loro ultima apparizione nella formazione a quattro elementi (Alan Wilder avrebbe abbandonato il gruppo due anni dopo la pubblicazione di "Songs of Faith and Devotion", le conseguenze...).
"I Feel You", il brano che apre l'album, il primo singolo che ne è stato estratto, il motivo che mi ronza in testa, inizia con un forte rumore continuo atto a catturare l'attenzione dell'ascoltatore sul quale poi si sovrappone prima un potente riff di chitarra elettrica, a seguire le percussioni e poi le parole di un Gahan dalla voce straziata, quasi disperata: una tonalità che nella maggior parte delle canzoni dell'album sembra carica di rabbia, dolore, sofferenza, quasi ad urlare al mondo, ai fans la sua verità, la verità dei Depeche Mode. Dopo il "Devotional Tour" nel pieno di una crisi indotta da un mix di droghe, depressione e manie di autodistruzione Gahan avrebbe tentato il suicidio più volte quasi riuscendovi (le conseguenze...). 


L'imponente versante Nord della Priora.

Il brano di cui stiamo parlando però non è una sorta di inno al pessimismo, tutt'altro! Le liriche sono state scritte da Martin Gore all'indomani della nascita della sua primogenita ed ogni parola trasuda amore, fiducia e gioia. Da padre posso affermare che l'empatia con il testo è pressoché completa ma il bello di questa canzone è che ognuno vi si può rapportare in base al proprio vissuto ed alle proprie emozioni. Se ad esempio pensiamo alle immagini del suo video musicale, vediamo che in quel caso si parla dell'amore tra un uomo ed una donna; se il tutto si rapporta con quello che sto vivendo in questi momenti il quadro assume tinte diverse...
Si parla sempre di amore, ma ad un livello più alto, più elevato dove i protagonisti sono l'uomo e madre natura. Una sorta di celebrazione di questo profondo vincolo che ci lega a quanto di più antico e primordiale esista: la vastità degli spazi, l'immensità dei cieli che meglio si comprende più in alto si sale, i grandi silenzi... Questo forse ci fa comprendere l'esiguo valore delle piccole cose quotidiane per le quali a volte ci danniamo l'anima. Questa forse è l'essenza di tutto, un qualcosa che forse stiamo dimenticando...


"... come un naufrago che riemerso dalle acque tumultuose del mare trova la salvezza nella terraferma... ". Il "Monte Bove Sud".

Sto vivendo dei grandi momenti, di colpo la fatica accumulata scompare ed il mio essere è un tutt'uno con quello che mi circonda: riesco a sentirmi parte di ciò e questa consapevolezza mi da gioia, mi da speranza...
Mi sento come un naufrago che riemerso dalle acque tumultuose del mare trova la salvezza nella terraferma:
"La terrificante gioia del naufrago nel momento in cui, dopo essere stato lungamente in balia del mare in tempesta e più volte sul punto di essere travolto e sommerso dalle onde, raggiunta la riva, da qui si volta indietro."
Giovanni Soriano


Il "Monte Priora" (2332m).

Chiusa parentesi musicale.

Finalmente sono in cresta e senza rendermene conto sono già sul sentiero non segnalato n.19 che mi condurrà sulla vetta del "Pizzo Berro": conosco bene questa parte di tracciato che ho percorso spesso negli ultimi mesi, le emozioni però sono intense in egual maniera perché ogni volta è sempre diverso, sempre. 


Lungo la cresta del "Pizzo Berro", sopra le nuvole...

Ho appena raggiunto il punto in cui feci una "scivolata" l'inverno scorso (vedi post Pizzo Berro per la Val di Panico Invernale): anche se le condizioni di innevamento sono differenti noto con un "sadico" piacere che su quelle rocce anche oggi c'è una bella patina di vetrato. Stavolta, anche per il fatto che ancora non indosso i ramponi, me ne tengo accuratamente alla larga anticipando la risalita verso la cresta. Adesso manca davvero poco, ho raggiunto il punto in cui si sale dalla "ferratina" (vedi post Pizzo Berro per la Val di Panico "Ferratina"), ancora una cinquantina di metri e ci sono!


Arrivo in vetta al "Pizzo Berro".

Raggiungo la vetta ed il panorama è meraviglioso, è come se qui ci fosse una sorta di barriera per le nuvole che non riescono ad oltrepassare questa cima così come il "PIzzo Tre Vescovi" più a Nord ed il "Cordone del Vettore" più a Sud. 


Le nuvole che lambiscono le montagne a Nord: la punta del "Monte Acuto" che funge da baluardo contro questi marosi...

Anche a Sud si combatte una strenua battaglia... Il "Cordone del Vettore" sembra tenere...

Guardando quindi verso Ovest si vedono questi "marosi" a perdita d'occhio ed ogni tanto delle "isole" come la vetta del "Monte Bove Sud" o quella del "Monte Bove Nord"; guardando verso Est invece il cielo è limpido e sereno come non mai.


Il "Pizzo della Regina" (altro nome della vetta del "Monte Priora").

Rimango in contemplazione solo per alcuni minuti, il tempo passa e devo ancora salire sul "Pizzo della Regina", meglio muoversi!


Panoramica dalla vetta del "Pizzo Berro".

Anche questa volta (vedi post Monte Acuto, Pizzo dei Tre Vescovi, Pizzo Berro e Monte Priora dalla Forcella del Fargno) non scendo direttamente per il ripido prato (per giunta innevato) della cresta tra il "Pizzo Berro" e la sua forcella con il "Monte Priora", no, preferisco fare un veloce traverso sulla sinistra per poi ricongiungermi con il sentiero n.19 più in basso. Più facile a dirsi che a farsi senza ramponi, questo tratto è completamente esposto a Nord e quindi con parecchia neve, meglio scendere con cautela!


Discesa dalla vetta del "Pizzo Berro" fino alla sella tra quest'ultimo ed il "Monte Priora".

In  pochi minuti raggiungo la sella tra il "Pizzo Berro" ed il "Monte Priora", scavalco la cresta e scendo leggermente per prati (verso Sud): bene, qui non c'è vento ed il sole è caldo come non mai, un luogo ideale dove fare l'ultimo spuntino dell'escursione!
Bevo avidamente il tè fino all'ultima goccia, mangio una banana e della frutta secca e per qualche minuto rimango disteso a contemplare il paesaggio che ho di fronte: a volte basta solo questo per ritemprare le forze...


In contemplazione, riparato dal vento, guardando verso Sud...

Svogliatamente recupero armi e bagagli e mi rimetto in marcia: ancora 200m di dislivello positivo e per oggi ho terminato con le salite!
Parto, con calma, non posso subito accelerare altrimenti vomito tutto quello che ho ingurgitato poc'anzi ed in pochi minuti raggiungo uno dei punti più ostici di questa cresta Ovest della Priora, ossia un breve tratto di sentiero esposto che si affaccia sulla "Valle dell'Ambro" dove è anche presente un restringimento: è pieno di neve, meglio arrampicarsi sopra le rocce che lo sovrastano! 


Lungo la cresta verso la vetta della Priora, il passaggio esposto.

In un minuto l'ostacolo è superato ed ora la mia salita prosegue per l'evidente traccia che porta fino in cima: già la croce di vetta si staglia all'orizzonte, al suo posto, bene anche questo dubbio è stato fugato perché c'era preoccupazione riguardo la sua integrità dopo il forte vento del 5 e 6 Novembre scorsi che ha letteralmente tirato giù la croce del "Pizzo Tre Vescovi".
E intanto si sale, con un fastidioso vento che spira dalla mia sinistra alternando tratti innevati ad altri che non lo sono... Quasi dimenticavo, sceso dal "Pizzo Berro" non ho incontrato più alcuna orma sulla neve, ciò significa che chi mi ha preceduto non ha proseguito oltre.
Inizio a contare i passi, stavolta non è necessario per cadenzare le pause, no, questo gioco mi serve solo per tenere occupato il cervello...
E ci sono...
Giungo in vetta... ed è magnifico, come sempre... 
Stavolta non mi hai deluso "Lady", mi stai accogliendo nel migliore di modi, donandomi questi momenti di infinito...



Arrivo in vetta alla Priora.

Mi perdo, per qualche minuto assorbo come una spugna quanto di bello mi viene offerto...


Il "Pizzo Berro" e dietro, come scogli in mezzo al mare, il "Monte Bove Sud" a sinistra ed il "Monte Bove Nord" a destra.

"La terrificante gioia del naufrago nel momento in cui, dopo essere stato lungamente in balia del mare in tempesta e più volte sul punto di
essere travolto e sommerso dalle onde, raggiunta la riva, da qui si volta indietro." Giovanni Soriano

"Colui che crede in se stesso vive coi piedi fortemente poggiati sulle nuvole." Ennio Flaiano, Taccuino del Marziano, 1974. Il "Pizzo Berro",
il "Monte Bove Sud", come la schiuma tra gli scogli del mare...

La "Sibilla" e la "Cima Vallelunga" in primo piano, dietro la "Valle del Lago di Pilato" e sullo sfondo il "Corno Grande" del Gran Sasso d'Italia.

Il "Monte Bove Nord" che gioca a nascondino fra le nuvole poco dietro la cresta del "Pizzo Berro".

Uno sguardo verso Nord-Ovest dalla vetta della Priora.

La croce di vetta in perfette condizioni.

Un'occhiata verso Nord-Est e a tutto il percorso da compiere per la discesa.

E' ora che vada, alla prossima "Lady"!


A presto mia Signora...

Via, si parte, seguendo la traccia posta alla sinistra rispetto alla croce di vetta (sentiero non segnalato 21), iniziando così, con rinnovata energia, la lunga cavalcata che mi porterà nuovamente in basso, per la precisione 1650 metri... Meglio non pensarci...


La discesa per la cresta di Nord-Est del "Monte Priora" cercando vanamente di catturare la mia ombra...

"Seguendo un'ombra sarai l'ombra di un'ombra", così diceva il pittore-scultore Fausto Melotti ed il gioco è proprio questo, ossia quello di rincorrere la mia ombra che fa di tutto per non farsi catturare. 
A differenza della volta scorsa (vedi post del Cinque Novembre 2016 - Monte Priora dal Santuario della Madonna dell'Ambro con salita per la cresta di Sud-Est e discesa per quella di Nord-Est) la visibilità è ottima e posso quindi godere appieno del panorama che mi si para davanti: sono sulla cresta che funge da spartiacque tra due delle valli più belle e conosciute dei Sibillini e la vista è spettacolare, così come l'esposizione in alcuni punti! A mettere un po' di pepe stavolta è presente la neve che in alcuni punti fa rallentare la mia discesa: supero senza problemi i due salti di roccia posti quasi all'inizio della cresta, giunto però sulla "spalla" la situazione si fa un po' più delicata. In alcuni punti oltre alla neve è presente anche il ghiaccio ed i miei scarponi perdono aderenza: il tratto è breve e per proseguire in sicurezza dovrei calzare i ramponi... 
Mmmm... Sinceramente non ho voglia di metterli e subito dopo toglierli, non mi va di perdere tempo così... 
Ma si, una soluzione c'è!
Senza fermarmi svolto alla mia destra ed inizio a percorrere il breve tragitto che mi condurrà al centro del largo canale che conduce direttamente nei pressi del "Casale delle Murette": la pendenza qui è notevole però il terreno è uniformemente imbiancato di neve compatta e ho la possibilità di scendere in modalità "scivolata controllata" come feci nel ghiaione tra la "Cima del Redentore" ed il "Pizzo del Diavolo" (vedi post del Punta di Prato Pulito, Cima del Lago, Cima del Redentore, Pizzo del Diavolo, Lago di Pilato, Monte Vettore da Forca di Presta); male che vada farei una bella scivolata di qualche centinaio di metri senza andare incontro ad alcun tipo di pericolo. 
Ci sono! 
Via!!!


Discesa lungo il canale innevato.

La mia avanzata prosegue velocemente e senza alcun intoppo ed in pochi minuti scendo abbastanza di quota da poter riguadagnare la cresta ma il divertimento è troppo e così continuo... 
Esagerando!
Mi sono allontanato troppo dalla cresta di Nord-Est e adesso devo proseguire di traverso alla mia sinistra per non dover poi risalire in seguito: più facile a dirsi che a farsi, questo tratto sembra non finire mai... 


Il "Monte Zampa".

La parte finale della cresta di Nord-Est della Priora.

Tornato finalmente sul percorso principale continuo lungo cresta che ora è molto più larga e "docile" finché non raggiungo, poco prima della vetta del "Pizzo" (non sono mai salito sulla sua cima anche se vi sono passato vicino non so quante volte, prima o poi...), il punto dove il sentiero scende verso la "valle dell'Ambro". 


Un ultimo sguardo verso la vetta.


Ultimo tratto della cresta di Nord-Est prima del "Pizzo".

Anche qui trovo parecchia neve lungo la pista e a volte affondo fino alle ginocchia: un paio di tornanti e sto già percorrendo il lungo traverso che mi condurrà (sentiero non segnalato 20) nel bosco prima e nella zona di sfasciume poi.


Il lungo traverso sotto la cresta di Nord-Est.

Qui si è in ombra e la temperatura è prossima allo zero ma questi fattori non fanno altro che incentivare la mia marcia che procede con maggior lena: potrei fare questo sentiero ad occhi chiusi ormai! 
Raggiunto il bivio con il sentiero n.224 proseguo alla mia destra e superati gli ultimi nevai giungo nuovamente alla diramazione con il sentiero n.225 che mi condurrà nuovamente al Santuario della "Madonna dell'Ambro"
Una volta sceso (molti minuti dopo...) attraverso il ponte di legno sul fiume Ambro, mi immergo nell'acqua bassa per ripulire gli scarponi dal fango e dalla polvere e quando sto per incamminarmi verso il parcheggio dove è posteggiata la mia auto i miei occhi vengono attratti da delle luci... Sono venuto giù talmente di fretta e concentrato che non mi sono accorto che il "Chioschetto nel Bosco" è aperto! Il bello è che gli sono passato di fianco... Torno sui miei passi ed entro e finalmente la fame e la sete che mi accompagnano da qualche tempo potranno essere placate. 
Chiedo della birra ed un panino con ciauscolo e formaggio ed in pochi minuti vengo subito accontentato dalle gentili gestrici del locale: c'è solo una piccola incomprensione riguardante la birra. Insieme al panino mi viene consegnato un bicchiere di birra da 0,2 l: "Scusa, forse c'è stato un fraintendimento, un solo bicchiere non basta per la sete che ho, è meglio che mi lasci l'intera bottiglia..."

P.S. Tengo a precisare che i sentieri seguiti in questa escursione a tutt'oggi non erano e non sono soggetti ad alcun divieto da parte delle autorità competenti in seguito agli eventi sismici dei mesi scorsi svoltisi nei Monti Sibillini.



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.


Il percorso visto dall'alto.


 Il tracciato visto da Nord-Ovest.


Il "Monte Priora" ed il "Pizzo Berro" visti da Nord.




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In marcia, frontale accesa.


Se lo hanno chiamato "Balzo Rosso" forse da questa immagine si capisce il perché...


Panoramica video sul "Balzo Rosso" e la bassa "Valle dell'Ambro".


Il "Balzo Rosso".


Panoramica sull'alta "Valle dell'Ambro" dal grosso sperone calcareo.


I contrafforti rocciosi della "Ara della Regina".


Marcia nel fondovalle.


Arrivo a casale "Rinaldi".


Verso la "Forcella Angagnola", prima di essere inghiottito dalle nuvole, uno sguardo verso l'alta "Valle dell'Ambro".


Poco prima di sbucare dalle nuvole.


Finalmente fuori dalle nuvole, verso la cresta del Berro.


Il "Monte Bove Sud" si inizia a mostrare tra gli ultimi lembi di nuvole.


Finalmente il sole!


L'imponente versante Nord della Priora.


"... come un naufrago che riemerso dalle acque tumultuose del mare trova la salvezza nella terraferma... ". Il "Monte Bove Sud".


Il "Monte Priora" (2332m).


Lungo la cresta del "Pizzo Berro", sopra le nuvole...


Arrivo in vetta al "Pizzo Berro".


Le nuvole che lambiscono le montagne a Nord: la punta del "Monte Acuto" che funge da baluardo contro questi marosi...


Anche a Sud si combatte una strenua battaglia... Il "Cordone del Vettore" sembra tenere...


Il "Monte Bove Sud".


Dalla vetta del Berro, verso Ovest.


Il "Pizzo della Regina" (altro nome della vetta del "Monte Priora").


Panoramica dalla vetta del "Pizzo Berro".


Discesa dalla vetta del "Pizzo Berro" fino alla sella tra quest'ultimo ed il "Monte Priora".

Bianco e Nero...


... e a colori! In contemplazione, riparato dal vento, guardando verso Sud...


Lungo la cresta verso la Priora, il passaggio esposto.


Arrivo in vetta alla Priora.


Il "Pizzo Berro" e dietro, come scogli in mezzo al mare, il "Monte Bove Sud" a sinistra ed il "Monte Bove Nord" a destra.


"La terrificante gioia del naufrago nel momento in cui, dopo essere stato lungamente in balia del mare in tempesta e più volte sul punto di essere travolto e sommerso dalle onde, raggiunta la riva, da qui si volta indietro."
Giovanni Soriano

"Colui che crede in se stesso vive coi piedi fortemente poggiati sulle nuvole."
Ennio Flaiano, Taccuino del Marziano, 1974
Il "Pizzo Berro", il "Monte Bove Sud", come la schiuma tra gli scogli del mare...


La "Sibilla" e la "Cima Vallelunga" in primo piano, dietro la "Valle del Lago di Pilato" e sullo sfondo il "Corno Grande" del Gran Sasso d'Italia.


Il "Monte Bove Nord" che gioca a nascondino fra le nuvole poco dietro la cresta del "Pizzo Berro".



Uno sguardo verso Nord-Ovest dalla vetta della Priora.


Un'occhiata verso Nord-Est e a tutto il percorso da compiere per la discesa.


La cresta di Nord-Est.


La croce di vetta in perfette condizioni, sullo sfondo il "Monte Bove".


Ancora la croce con dietro la vetta del "Berro".


Un "selfie" e poi via!


A presto mia Signora...


Discesa lungo la cresta di Nord-Est del "Monte Priora", cercando vanamente di catturare la mia ombra...


La parte finale della cresta di Nord-Est della Priora.


Discesa lungo il canale innevato.


Il "Monte Zampa".


Un ultimo sguardo verso la vetta.


Ultimo tratto della cresta di Nord-Est prima del "Pizzo".


Il lungo traverso sotto la cresta di Nord-Est.



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